La città di Carlentini veniva progettata dall’ingegnere spagnolo Pietro Prado, giunto in Sicilia nel 1549 in sostituzione di Antonio Ferramolino. L’area da insediare era stata scelta a sud di Lentini in un pianoro caratterizzato dal sito dominante sulla stessa città e sulla vicina costa. Il primo intervento progettuale affrontava l’edificazione di una Torre e della cinta muraria. Seguiva il disegno della morfologia urbana secondo un criterio che si può definire “rinascimentale” per due differenti requisiti: perché in sintonia con il dibattito successivo alla riscoperta del testo di Polibio sul castrum; e perché identificava un kanon progettuale con cui procedere al dimensionamento dell’intero disegno urbano, con correlazioni interdipendenti tra i due ambiti militare e civile e nel rispetto di una griglia ortogonale. Inizialmente, dopo avere tracciato due assi stradali paralleli delimitanti una superficie di terreno pari a ventiquattro canne, ricavava una piazza “baricentrica” rispetto a un asse di simmetria relativo all’intero sistema morfologico. Da questa faceva derivare insule e strade. Il carico professionale di Prado si dilatava nei criteri con cui assegnare i lotti ai privati, dunque nel concepire le tipologie residenziali curando i prospetti e i materiali da impiegare insieme alla previsione di un progetto fognario per l’intera città. Nel suo Piano l’ingegnere spagnolo prevedeva il sito di una Palazzo Pubblico, di un Ospedale, di un Monastero e, prioritario, quello di una chiesa madre, di cui forniva pure il disegno.

Pedro Prado e la fondazione di Carlentini

ARICO', Nicola
2012-01-01

Abstract

La città di Carlentini veniva progettata dall’ingegnere spagnolo Pietro Prado, giunto in Sicilia nel 1549 in sostituzione di Antonio Ferramolino. L’area da insediare era stata scelta a sud di Lentini in un pianoro caratterizzato dal sito dominante sulla stessa città e sulla vicina costa. Il primo intervento progettuale affrontava l’edificazione di una Torre e della cinta muraria. Seguiva il disegno della morfologia urbana secondo un criterio che si può definire “rinascimentale” per due differenti requisiti: perché in sintonia con il dibattito successivo alla riscoperta del testo di Polibio sul castrum; e perché identificava un kanon progettuale con cui procedere al dimensionamento dell’intero disegno urbano, con correlazioni interdipendenti tra i due ambiti militare e civile e nel rispetto di una griglia ortogonale. Inizialmente, dopo avere tracciato due assi stradali paralleli delimitanti una superficie di terreno pari a ventiquattro canne, ricavava una piazza “baricentrica” rispetto a un asse di simmetria relativo all’intero sistema morfologico. Da questa faceva derivare insule e strade. Il carico professionale di Prado si dilatava nei criteri con cui assegnare i lotti ai privati, dunque nel concepire le tipologie residenziali curando i prospetti e i materiali da impiegare insieme alla previsione di un progetto fognario per l’intera città. Nel suo Piano l’ingegnere spagnolo prevedeva il sito di una Palazzo Pubblico, di un Ospedale, di un Monastero e, prioritario, quello di una chiesa madre, di cui forniva pure il disegno.
2012
978-88-6514-150-2
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