Nella storia dei “risorgimenti nazionali” del XIX secolo la vicenda italiana e quella ungherese presentano, per tempi di svolgimento e obiettivi da conseguire contro il medesimo nemico, l’Austria, parecchi parallelismi e anche alcuni tratti comuni. Ciò è soprattutto ravvisabile nella intensa opera di sensibilizzazione circa l’opportunità di una stretta collaborazione tra italiani e ungheresi (ma anche slavi dell’area danubiano-balcanica) condotta nei rispettivi Paesi da personaggi come Mazzini, Tommaseo, Mamiani, Kossuth, Splényi, Klapka e altri. Il momento cruciale di questa stagione di intese pensate ma, per lo sfavorevole evolversi degli eventi, mai realizzate è il biennio rivoluzionario 1848-49. Un decennio dopo, al tempo della Seconda guerra d’indipendenza italiana, questi contatti hanno finalmente modo di essere riallacciati attraverso il contributo di molti volontari ungheresi alle battaglie risorgimentali svoltesi in Italia, ma né Kossuth né Cavour, né tantomeno Garibaldi o Mazzini, saranno capaci di dar vita concretamente a un patto organico di alleanza tra le due nazioni che serva ad aprire pure in terra magiara un fronte di guerra antiaustriaco. Anche l’Ungheria, non diversamente dall’Italia, perverrà qualche anno dopo, nel 1867, alla sua indipendenza; ma questa, a differenza di quanto avvenuto per l’Italia, sarà il risultato non di una guerra combattuta e vinta contro l’Austria, bensì il frutto di un utile, ma non da tutti condiviso, compromesso diplomatico con Vienna.
Dalla Primavera dei popoli del 1848 al compimento dell'indipendenza: assonanze e dissonanze nel Risorgimento nazionale di italiani e ungheresi
FORNARO, Pasquale
2013-01-01
Abstract
Nella storia dei “risorgimenti nazionali” del XIX secolo la vicenda italiana e quella ungherese presentano, per tempi di svolgimento e obiettivi da conseguire contro il medesimo nemico, l’Austria, parecchi parallelismi e anche alcuni tratti comuni. Ciò è soprattutto ravvisabile nella intensa opera di sensibilizzazione circa l’opportunità di una stretta collaborazione tra italiani e ungheresi (ma anche slavi dell’area danubiano-balcanica) condotta nei rispettivi Paesi da personaggi come Mazzini, Tommaseo, Mamiani, Kossuth, Splényi, Klapka e altri. Il momento cruciale di questa stagione di intese pensate ma, per lo sfavorevole evolversi degli eventi, mai realizzate è il biennio rivoluzionario 1848-49. Un decennio dopo, al tempo della Seconda guerra d’indipendenza italiana, questi contatti hanno finalmente modo di essere riallacciati attraverso il contributo di molti volontari ungheresi alle battaglie risorgimentali svoltesi in Italia, ma né Kossuth né Cavour, né tantomeno Garibaldi o Mazzini, saranno capaci di dar vita concretamente a un patto organico di alleanza tra le due nazioni che serva ad aprire pure in terra magiara un fronte di guerra antiaustriaco. Anche l’Ungheria, non diversamente dall’Italia, perverrà qualche anno dopo, nel 1867, alla sua indipendenza; ma questa, a differenza di quanto avvenuto per l’Italia, sarà il risultato non di una guerra combattuta e vinta contro l’Austria, bensì il frutto di un utile, ma non da tutti condiviso, compromesso diplomatico con Vienna.Pubblicazioni consigliate
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