Una particolare forma di intervento, posta a tutela dell’ambiente e della tassazione energetica, è la carbon tax, ossia l’imposta applicata sul consumo di combustibili fossili in relazione all’emissione di anidride carbonica. A partire dagli Anni novanta, con l’obiettivo di aumentare il gettito e favorire i “comportamenti virtuosi” volti al conseguimento dell’efficienza energetica, la Comunità Europea sollecitava i vari Stati membri ad adottare un coordinamento tra le politiche energetiche ed ambientali, mediante l’introduzione di un’imposta diretta ad incidere sui consumi delle differenti fonti energetiche e sull’emissione di anidride carbonica. L’invito non è stato accolto unanimamente perché, da un lato i Paesi fabbricanti di prodotti petroliferi e gas naturali vedevano tale nuova imposizione come un ulteriore aggravio, sull’altro versante, invece, alcuni Stati comunitari avvertivano l’esigenza di una pianificazione a livello internazionale, considerato che, i maggiori produttori di combustibili si trovano in Paesi Extra-Ue. L’istituzione di una carbon – tax a livello comunitario, avrebbe consentito di aumentare il gettito e simmetricamente orientare i soggetti a non inquinare volgendo, infatti, i consumi verso energie pulite, incentivando processi tecnologici di energy-saving, conseguendo così efficienza e risparmio energetico. La mancata introduzione di questo tributo a livello comunitario, ha indotto i diversi Stati membri ad autoregolamentarsi, utilizzando ognuno misure proprie attinenti le modalità applicative. Le politiche fiscali, sia a livello nazionale che europeo, mirano a rilanciare la carbon tax, sia al fine di ridurre le emissioni nei settori non inclusi nell’Emission Trading Scheme,, sia per favorire gli obiettivi prefissati con la strategia “Europa 2020”. Questa forma di prelievo sull’emissione di CO2, risulta molto più lineare del complicato sistema di Emission Trading Scheme e consente, inoltre, di apportare benefici, sia per le pubbliche autorità, sia per le imprese. Segnatamente si registrerebbe un sensibile aumento del gettito e consentirebbe, inoltre, alle imprese soggette all’Emission Trading Scheme, ad assistere ad una riduzione dei prezzi dei titoli negoziati, poiché, vista l’applicazione di questo nuovo tributo, verrebbe meno la domanda di titoli negoziati. In conclusione, una politica ambientale low – carbon , mette a rischio il perseguimento degli obiettivi da raggiungere a livello europeo.
La carbon tax: tra tutela dell’ambiente ed esigenze fiscali
DE MARCO, Santa
2014-01-01
Abstract
Una particolare forma di intervento, posta a tutela dell’ambiente e della tassazione energetica, è la carbon tax, ossia l’imposta applicata sul consumo di combustibili fossili in relazione all’emissione di anidride carbonica. A partire dagli Anni novanta, con l’obiettivo di aumentare il gettito e favorire i “comportamenti virtuosi” volti al conseguimento dell’efficienza energetica, la Comunità Europea sollecitava i vari Stati membri ad adottare un coordinamento tra le politiche energetiche ed ambientali, mediante l’introduzione di un’imposta diretta ad incidere sui consumi delle differenti fonti energetiche e sull’emissione di anidride carbonica. L’invito non è stato accolto unanimamente perché, da un lato i Paesi fabbricanti di prodotti petroliferi e gas naturali vedevano tale nuova imposizione come un ulteriore aggravio, sull’altro versante, invece, alcuni Stati comunitari avvertivano l’esigenza di una pianificazione a livello internazionale, considerato che, i maggiori produttori di combustibili si trovano in Paesi Extra-Ue. L’istituzione di una carbon – tax a livello comunitario, avrebbe consentito di aumentare il gettito e simmetricamente orientare i soggetti a non inquinare volgendo, infatti, i consumi verso energie pulite, incentivando processi tecnologici di energy-saving, conseguendo così efficienza e risparmio energetico. La mancata introduzione di questo tributo a livello comunitario, ha indotto i diversi Stati membri ad autoregolamentarsi, utilizzando ognuno misure proprie attinenti le modalità applicative. Le politiche fiscali, sia a livello nazionale che europeo, mirano a rilanciare la carbon tax, sia al fine di ridurre le emissioni nei settori non inclusi nell’Emission Trading Scheme,, sia per favorire gli obiettivi prefissati con la strategia “Europa 2020”. Questa forma di prelievo sull’emissione di CO2, risulta molto più lineare del complicato sistema di Emission Trading Scheme e consente, inoltre, di apportare benefici, sia per le pubbliche autorità, sia per le imprese. Segnatamente si registrerebbe un sensibile aumento del gettito e consentirebbe, inoltre, alle imprese soggette all’Emission Trading Scheme, ad assistere ad una riduzione dei prezzi dei titoli negoziati, poiché, vista l’applicazione di questo nuovo tributo, verrebbe meno la domanda di titoli negoziati. In conclusione, una politica ambientale low – carbon , mette a rischio il perseguimento degli obiettivi da raggiungere a livello europeo.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.