Lo scioglimento delle Logge all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia decretato nel novembre dal 1925 dal Gran maestro Domizio Torrigiani alla vigilia dell'entrata in vigore della legge sulle associazioni finalizzata a colpire la Massoneria, non mette fine alla persecuzione dei massoni. Per tutto il corso del 1926 e degli anni immediatamente successivi gli già appartenuti al Goi continuano ad essere schedati, sorvegliati, se è il caso fatti oggetto a perquisizioni ed arresti. La sorveglianza poliziesca si intensifica ogni qualvolta sorga il sospetto che i superstiti gruppi massonici in Italia siano in contatto con coloro i quali, andati esuli in Francia e negli altri paesi d'emigrazione, hanno ripreso le fila dell'organizzazione massonica pervenendo nel gennaio del 1930 alla ricostituzione del Grande Oriente d'Italia in esilio. Allora la repressione poliziesca si dispiega in tutta la sua durezza con assegnazioni al confino e deferimenti al Tribunale speciale. Nell'aprile del 1927 cinque anni di confino vengono comminati al Gran maestro dell'Ordine Domizio Torrigiani. La condizione di Torrigiani al confino, impedito di assolvere alle sue funzioni ma pur sempre ultimo Gran maestro regolarmente eletto in Italia e per di più investito dei pieni poteri nell'Assemblea massonica del settembre 1925, crea non poche difficoltà al Grande Oriente dell'esilio, la cui richiesta di riconoscimento all'Associazione massonica internazionale quale legittimo prosecutore in esilio del Goi, si scontra con l'obiezione che se tale riconoscimento fosse stato concesso, al momento della caduta del fascismo si sarebbe aperto nella Massoneria italiana un conflitto di legittimità tra il nuovo Grande Oriente d'Italia ricostituito all'estero e i poteri emananti dal Gran maestro in carica. Una questione destinata a generare non pochi problemi e imbarazzi alla pattuglia degli irriducibili che in esilio avevano rialzato le insegne dell'Ordine perseguitato in Italia ma che tuttavia non sarà d'impedimento a che, al momento della scomparsa di Torrigiani nell'estate del 1932, al "Gran Maestro martire" vada, in uno con quello della pressoché totalità delle Comunioni massoniche straniere, l'omaggio commosso dei Liberi muratori italiani in patria e in esilio.

La Massoneria sotto il fascismo tra esilio e clandestinità: la questione Torrigiani

FEDELE, Santi
2014-01-01

Abstract

Lo scioglimento delle Logge all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia decretato nel novembre dal 1925 dal Gran maestro Domizio Torrigiani alla vigilia dell'entrata in vigore della legge sulle associazioni finalizzata a colpire la Massoneria, non mette fine alla persecuzione dei massoni. Per tutto il corso del 1926 e degli anni immediatamente successivi gli già appartenuti al Goi continuano ad essere schedati, sorvegliati, se è il caso fatti oggetto a perquisizioni ed arresti. La sorveglianza poliziesca si intensifica ogni qualvolta sorga il sospetto che i superstiti gruppi massonici in Italia siano in contatto con coloro i quali, andati esuli in Francia e negli altri paesi d'emigrazione, hanno ripreso le fila dell'organizzazione massonica pervenendo nel gennaio del 1930 alla ricostituzione del Grande Oriente d'Italia in esilio. Allora la repressione poliziesca si dispiega in tutta la sua durezza con assegnazioni al confino e deferimenti al Tribunale speciale. Nell'aprile del 1927 cinque anni di confino vengono comminati al Gran maestro dell'Ordine Domizio Torrigiani. La condizione di Torrigiani al confino, impedito di assolvere alle sue funzioni ma pur sempre ultimo Gran maestro regolarmente eletto in Italia e per di più investito dei pieni poteri nell'Assemblea massonica del settembre 1925, crea non poche difficoltà al Grande Oriente dell'esilio, la cui richiesta di riconoscimento all'Associazione massonica internazionale quale legittimo prosecutore in esilio del Goi, si scontra con l'obiezione che se tale riconoscimento fosse stato concesso, al momento della caduta del fascismo si sarebbe aperto nella Massoneria italiana un conflitto di legittimità tra il nuovo Grande Oriente d'Italia ricostituito all'estero e i poteri emananti dal Gran maestro in carica. Una questione destinata a generare non pochi problemi e imbarazzi alla pattuglia degli irriducibili che in esilio avevano rialzato le insegne dell'Ordine perseguitato in Italia ma che tuttavia non sarà d'impedimento a che, al momento della scomparsa di Torrigiani nell'estate del 1932, al "Gran Maestro martire" vada, in uno con quello della pressoché totalità delle Comunioni massoniche straniere, l'omaggio commosso dei Liberi muratori italiani in patria e in esilio.
2014
9788867282135
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