Il fenomeno immigrazione è costruito dai media con uno sguardo essenzialmente orientato in senso patologico. Gli eventi che hanno come protagonisti gli immigrati sono di solito decontestualizzati e privi di approfondimento critico. Tale dimensione meramente descrittiva pare, così, offuscare la possibilità di ricorrere a nuove categorie interpretative in grado di restituire una nuova “fenomenologia delle migrazioni” che dia conto della complessità e della ricchezza delle dimensioni attraverso cui è possibile raccontare i percorsi migratori. La spettacolarizzazione dell’immigrato determina quasi una degenerazione della sua immagine. Una rappresentazione espressionistica, insomma, che tende a privilegiare stereotipi, pregiudizi e accenti emotivi, piuttosto che la realtà dei fatti e dei protagonisti delle storie di migrazione. D’altra parte anche l’immagine dei paesi di provenienza dei migranti è molto distorta (Ghirelli 2005). Linguaggi e contenuti inadeguati definirebbero così uno scenario piuttosto controverso. In questo contributo, pur riconoscendo che il sistema dei media italiani vive un’eclissi informativa legata al mondo dell’immigrazione, proveremo a scorgere gli spazi mediali che creano un “nuovo discorso” sull’immigrazione (Maneri e Meli 2008) analizzando, in particolare, il caso italiano di Babel Tv, canale Sky nato nel Novembre 2010: un progetto che svela come i media, in determinate circostanze, abbiano una straordinaria efficacia nel valorizzare le diversità. Occorre restituire, al più presto, “cittadinanza comunicativa” agli immigrati. Studiamo, pertanto, un palinsesto televisivo che intraprende questa importante operazione di decentramento narrativo raccontando l’immigrazione attraverso i suoi protagonisti, descrivendo la normalità di una presenza ormai stabile nella nostra società, capace di produrre mutamenti sociali e culturali rilevanti. Gli immigrati, in questo caso, non sono percepiti come “barbari” in terra straniera, sempre ai confini ed ai margini del contesto geografico di destinazione ma diventano soggetti attivi sul territorio e soprattutto protagonisti dello spazio simbolico dei media. E’ interessante considerare le reali occasioni che i migranti possiedono di tradurre la “doppia assenza” (Sayad 2002) in “doppia presenza”. Una doppia presenza intesa come creatività culturale sia nei Paesi d’origine che in quelli di destinazione. Si abbandona così l’idea dell’immigrazione come condizione ontologica, la convinzione che queste biografie siano segnate da un’origine che scrive un destino infinito. Perché ogni differenza, in realtà, è situata, reversibile (Queirolo Palmas 2010). Solo così si può passare dalla violenza simbolica delle etero-definizioni alla libertà delle auto-definizioni.

Ombre migranti. Pratiche discorsive sullo straniero

CAVA, ANTONIA
2014-01-01

Abstract

Il fenomeno immigrazione è costruito dai media con uno sguardo essenzialmente orientato in senso patologico. Gli eventi che hanno come protagonisti gli immigrati sono di solito decontestualizzati e privi di approfondimento critico. Tale dimensione meramente descrittiva pare, così, offuscare la possibilità di ricorrere a nuove categorie interpretative in grado di restituire una nuova “fenomenologia delle migrazioni” che dia conto della complessità e della ricchezza delle dimensioni attraverso cui è possibile raccontare i percorsi migratori. La spettacolarizzazione dell’immigrato determina quasi una degenerazione della sua immagine. Una rappresentazione espressionistica, insomma, che tende a privilegiare stereotipi, pregiudizi e accenti emotivi, piuttosto che la realtà dei fatti e dei protagonisti delle storie di migrazione. D’altra parte anche l’immagine dei paesi di provenienza dei migranti è molto distorta (Ghirelli 2005). Linguaggi e contenuti inadeguati definirebbero così uno scenario piuttosto controverso. In questo contributo, pur riconoscendo che il sistema dei media italiani vive un’eclissi informativa legata al mondo dell’immigrazione, proveremo a scorgere gli spazi mediali che creano un “nuovo discorso” sull’immigrazione (Maneri e Meli 2008) analizzando, in particolare, il caso italiano di Babel Tv, canale Sky nato nel Novembre 2010: un progetto che svela come i media, in determinate circostanze, abbiano una straordinaria efficacia nel valorizzare le diversità. Occorre restituire, al più presto, “cittadinanza comunicativa” agli immigrati. Studiamo, pertanto, un palinsesto televisivo che intraprende questa importante operazione di decentramento narrativo raccontando l’immigrazione attraverso i suoi protagonisti, descrivendo la normalità di una presenza ormai stabile nella nostra società, capace di produrre mutamenti sociali e culturali rilevanti. Gli immigrati, in questo caso, non sono percepiti come “barbari” in terra straniera, sempre ai confini ed ai margini del contesto geografico di destinazione ma diventano soggetti attivi sul territorio e soprattutto protagonisti dello spazio simbolico dei media. E’ interessante considerare le reali occasioni che i migranti possiedono di tradurre la “doppia assenza” (Sayad 2002) in “doppia presenza”. Una doppia presenza intesa come creatività culturale sia nei Paesi d’origine che in quelli di destinazione. Si abbandona così l’idea dell’immigrazione come condizione ontologica, la convinzione che queste biografie siano segnate da un’origine che scrive un destino infinito. Perché ogni differenza, in realtà, è situata, reversibile (Queirolo Palmas 2010). Solo così si può passare dalla violenza simbolica delle etero-definizioni alla libertà delle auto-definizioni.
2014
9788891706713
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