L’impossibile è un termine che con sempre maggiore prepotenza si è imposto nell’opera di Derrida. Esso trae le sue maggiori risorse concettuali dal confronto con le celebri pagine di Essere e tempo, nelle quali Heidegger definisce la morte come la possibilità estrema, in quanto fine di tutte le possibilità, ossia come “impossibile”. Dopo averne vagliato l’importanza e le ricadute dal punto di vista di una filosofia dell’evento, definito da Derrida come “impossibile”, in quanto inanticipabile e incalcolabile, il presente saggio si sofferma in particolare ad indagare un risvolto meno esplorato dell’impossibile, che si situa all’interno di quella decostruzione della Sovranità e del Potere che ha segnato l’ultima fase della decostruzione derridiana: l’impossibile come im potere, come non potere. Se l’evento, in quanto “impossibile”, impedisce ogni padronanza, esso rivela, d’altra parte, la costitutiva esposizione all’altro che caratterizza ogni ipseità e la sua necessaria “resa senza condizioni” a ciò, come a chi “viene”. L’impossibile, sulla scorta di Freud e di Levinas, lungi dal tradursi in semplice passività o “debolezza”, mostra all’opera, nel suo eccesso, una “forza” affermativa e non negativa, una potenza che, decostruendo la pulsione di Potere, da cui trae alimento il fantasma della sovranità, apre all’evento dell’altro, lo accoglie, nel rischio costante che rende indiscernibile la promessa dalla minaccia, consentendo che vi sia a-venire.
L’impossibile, il non potere
RESTA, Caterina
2014-01-01
Abstract
L’impossibile è un termine che con sempre maggiore prepotenza si è imposto nell’opera di Derrida. Esso trae le sue maggiori risorse concettuali dal confronto con le celebri pagine di Essere e tempo, nelle quali Heidegger definisce la morte come la possibilità estrema, in quanto fine di tutte le possibilità, ossia come “impossibile”. Dopo averne vagliato l’importanza e le ricadute dal punto di vista di una filosofia dell’evento, definito da Derrida come “impossibile”, in quanto inanticipabile e incalcolabile, il presente saggio si sofferma in particolare ad indagare un risvolto meno esplorato dell’impossibile, che si situa all’interno di quella decostruzione della Sovranità e del Potere che ha segnato l’ultima fase della decostruzione derridiana: l’impossibile come im potere, come non potere. Se l’evento, in quanto “impossibile”, impedisce ogni padronanza, esso rivela, d’altra parte, la costitutiva esposizione all’altro che caratterizza ogni ipseità e la sua necessaria “resa senza condizioni” a ciò, come a chi “viene”. L’impossibile, sulla scorta di Freud e di Levinas, lungi dal tradursi in semplice passività o “debolezza”, mostra all’opera, nel suo eccesso, una “forza” affermativa e non negativa, una potenza che, decostruendo la pulsione di Potere, da cui trae alimento il fantasma della sovranità, apre all’evento dell’altro, lo accoglie, nel rischio costante che rende indiscernibile la promessa dalla minaccia, consentendo che vi sia a-venire.Pubblicazioni consigliate
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