Le imbarcazioni degli sport dell’acqua sono varie e tecnicamente diverse, appositamente attrezzate per le diverse specialità. Appare utile, prima di approfondire le tematiche giuridiche sui profili di responsabilità riconducibili al loro uso a fini sportivi, delinearne analogie e differenze rispetto alla struttura e alle tecniche di utilizzazione, al fine di individuare il quadro giuridico di riferimento, con particolare attenzione ai profili di responsabilità. La canoa (termine spagnolo derivante dal caraibico “cannaoa” che significa “tronco d’albero”) è stato il primo mezzo impiegato dall’uomo per spostarsi sull’acqua. Dalle primitive piroghe ricavate da tronchi d’albero scavati, la canoa ha subito, nel tempo, una graduale evoluzione sia nella forma, sia nei materiali usati. Attualmente i tipi di canoa moderna, kayak e canadese, hanno non solo origine diverse, ma si distinguono anche per differenti stili di spinta. Il kayak, termine che spesso viene identificato come sinonimo di canoa, genus del quale il kayak costituisce una species, è di origine eschimese (deriva da una imbarcazionechiamata dai lapponi “baidarkas”): il conducente, introducendosi attraverso un pozzetto aperto nella copertura, assume una posizione seduta, manovra l’imbarcazione con una pagaia a pala doppia. La canoa canadese, invece, è di origine nord – americana e veniva usata per percorrere i fiumi dagli indiani rossi, che le costruivano adoperando scorze di betulla cucite su telai di legno, rese impermeabili con la resina. L’imbarcazione, che prevede la posizione del canoista in ginocchio, viene spinta e manovrata con l’uso di una pagaia a pala singola. Alla canoa/kayak si aggiunge il raft (zattera), il cui impiego risale ai boscaioli canadesi, che se ne servivano per scendere velocemente i corsi d’acqua lungo le foreste. Nel dopoguerra la “zattera” di tronchi d’albero fu sostituita da un più maneggevole e speciale gommone inaffondabile e autosvuotante che varia nelle dimensioni (in base alla portata d’acqua del fiume e al numero dei partecipanti), ed eventualmente utilizzato per praticare una particolare attività sportiva, di origine piuttosto recente, il rafting che consiste nella discesa veloce lungo corsi d’acqua. Le persone ospitate all’interno del gommone formano l’equipaggio (composto da 4 a 8 persone, definiti “rafters”) e stanno sedute su tubolari con i piedi infilati in apposite staffe per evitare di essere sbalzati fuori. Ognuna è dotata di una pagaia (o remo) con una sola pala, di mute di neoprene, di calzari, di caschi di protezione e di giubbotti di salvataggio. Il timoniere, solitamente la persona più esperta, siede a poppa, mentre i “pagaiatori”, tecnicamente più forti, siedono a prua, e i meno esperti al centro del gommone. Concluso con l’evoluzione tecnologica il ciclo di utilizzazione di canoa e kayak come mezzo di spostamento, queste imbarcazioni di risalita e discesa dei fiumi sono oggi adoperate per l’esercizio di attività sportive (attività amatoriale, attività sportiva non agonistica e sportiva agonistica), fra le quali rientrano a pieno titolo. Delineate, nella trattazione che precede, le caratteristiche fra gli sport dell’acqua e quelli legati alle imbarcazioni della canoa/kayak e raft, emerge la complessità del quadro degli sport ad esse riferibili, materia in bilico fra pubblico e privato. La disciplina dello sport per gli aspetti relativi ai rapporti fra atleti ed organizzazioni è, infatti, largamente affidata alla autonomia privata di enti e associazioni, trovando nel diritto comune pochi riferimenti normativi; sotto altro profilo costituisce un “sistema” organico in relazione alla organizzazione interna, relativa alla gestione dello sport tanto da poter ritenere l’ordinamento sportivo un sistema autonomo
Gli sport fluviali o da discesa lungo i corsi d'acqua: regole di sicurezza e responsabilità
COCUCCIO, MARIAFRANCESCA
2015-01-01
Abstract
Le imbarcazioni degli sport dell’acqua sono varie e tecnicamente diverse, appositamente attrezzate per le diverse specialità. Appare utile, prima di approfondire le tematiche giuridiche sui profili di responsabilità riconducibili al loro uso a fini sportivi, delinearne analogie e differenze rispetto alla struttura e alle tecniche di utilizzazione, al fine di individuare il quadro giuridico di riferimento, con particolare attenzione ai profili di responsabilità. La canoa (termine spagnolo derivante dal caraibico “cannaoa” che significa “tronco d’albero”) è stato il primo mezzo impiegato dall’uomo per spostarsi sull’acqua. Dalle primitive piroghe ricavate da tronchi d’albero scavati, la canoa ha subito, nel tempo, una graduale evoluzione sia nella forma, sia nei materiali usati. Attualmente i tipi di canoa moderna, kayak e canadese, hanno non solo origine diverse, ma si distinguono anche per differenti stili di spinta. Il kayak, termine che spesso viene identificato come sinonimo di canoa, genus del quale il kayak costituisce una species, è di origine eschimese (deriva da una imbarcazionechiamata dai lapponi “baidarkas”): il conducente, introducendosi attraverso un pozzetto aperto nella copertura, assume una posizione seduta, manovra l’imbarcazione con una pagaia a pala doppia. La canoa canadese, invece, è di origine nord – americana e veniva usata per percorrere i fiumi dagli indiani rossi, che le costruivano adoperando scorze di betulla cucite su telai di legno, rese impermeabili con la resina. L’imbarcazione, che prevede la posizione del canoista in ginocchio, viene spinta e manovrata con l’uso di una pagaia a pala singola. Alla canoa/kayak si aggiunge il raft (zattera), il cui impiego risale ai boscaioli canadesi, che se ne servivano per scendere velocemente i corsi d’acqua lungo le foreste. Nel dopoguerra la “zattera” di tronchi d’albero fu sostituita da un più maneggevole e speciale gommone inaffondabile e autosvuotante che varia nelle dimensioni (in base alla portata d’acqua del fiume e al numero dei partecipanti), ed eventualmente utilizzato per praticare una particolare attività sportiva, di origine piuttosto recente, il rafting che consiste nella discesa veloce lungo corsi d’acqua. Le persone ospitate all’interno del gommone formano l’equipaggio (composto da 4 a 8 persone, definiti “rafters”) e stanno sedute su tubolari con i piedi infilati in apposite staffe per evitare di essere sbalzati fuori. Ognuna è dotata di una pagaia (o remo) con una sola pala, di mute di neoprene, di calzari, di caschi di protezione e di giubbotti di salvataggio. Il timoniere, solitamente la persona più esperta, siede a poppa, mentre i “pagaiatori”, tecnicamente più forti, siedono a prua, e i meno esperti al centro del gommone. Concluso con l’evoluzione tecnologica il ciclo di utilizzazione di canoa e kayak come mezzo di spostamento, queste imbarcazioni di risalita e discesa dei fiumi sono oggi adoperate per l’esercizio di attività sportive (attività amatoriale, attività sportiva non agonistica e sportiva agonistica), fra le quali rientrano a pieno titolo. Delineate, nella trattazione che precede, le caratteristiche fra gli sport dell’acqua e quelli legati alle imbarcazioni della canoa/kayak e raft, emerge la complessità del quadro degli sport ad esse riferibili, materia in bilico fra pubblico e privato. La disciplina dello sport per gli aspetti relativi ai rapporti fra atleti ed organizzazioni è, infatti, largamente affidata alla autonomia privata di enti e associazioni, trovando nel diritto comune pochi riferimenti normativi; sotto altro profilo costituisce un “sistema” organico in relazione alla organizzazione interna, relativa alla gestione dello sport tanto da poter ritenere l’ordinamento sportivo un sistema autonomoPubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.