La vicenda della diocesi di Lipari-Patti, epicentro nel Duecento di intense lotte politiche e laboratorio di importanti trasformazioni della società che si sarebbero espresse nei decenni successivi al Vespro, è esemplata nel contrastato vescovato del frate domenicano Bartolomeo Varelli de Lentino (1252-1282), la cui azione si inserisce nel più ampio scenario del conflitto dinastico svevo-angioino e nelle trame del confronto tra Papato e Impero. La ricca documentazione esaminata offre un osservatorio privilegiato per cogliere dinamiche demiche ed economiche, trasformazioni della società del Regnum Sicilie e trasfigurazioni del suo territorio. Accanto alla complessa vicenda del presule lentinese, popolata da importanti attori della scena politica del tempo –come Carlo I d’Angiò e Manfredi, pontefici e legati apostolici, arcivescovi e ufficiali della curia regia–, prendono forma quadri ambientali e attività umane, si definisce un universo dinamico, regolato da norme e consuetudini e costellato da borghi e civitates in rapida evoluzione, casali e colture, tonnare e mulini, castelli e monasteri. Risalta, inoltre, la significativa presenza di famiglie di spicco nella società regnicola e di casati in ascesa nella nuova compagine mediana peloritana, come Bartolomeo da Neocastro e Alaimo da Lentini, Peregrino de Maraldo e lo stratigoto Leonardo Aldigerio, la nutrita schiera di appaltatori e mercanti cosiddetti “amalfitani” e “lombardi”. Le fonti esaminate offrono, in definitiva, preziose indicazioni in merito a temi storiografici di notevole rilievo, come quello della «Mala signoria» angioina o la singolare esperienza della Communitas Sicilie, che Bartolomeo da Neocastro definì «Repubblica di Vanità».
Bartolomeo Varelli de Lentino: un vescovo ribelle tra Svevi e Angioini (1252-1284)
CATALIOTO, Luciano
2015-01-01
Abstract
La vicenda della diocesi di Lipari-Patti, epicentro nel Duecento di intense lotte politiche e laboratorio di importanti trasformazioni della società che si sarebbero espresse nei decenni successivi al Vespro, è esemplata nel contrastato vescovato del frate domenicano Bartolomeo Varelli de Lentino (1252-1282), la cui azione si inserisce nel più ampio scenario del conflitto dinastico svevo-angioino e nelle trame del confronto tra Papato e Impero. La ricca documentazione esaminata offre un osservatorio privilegiato per cogliere dinamiche demiche ed economiche, trasformazioni della società del Regnum Sicilie e trasfigurazioni del suo territorio. Accanto alla complessa vicenda del presule lentinese, popolata da importanti attori della scena politica del tempo –come Carlo I d’Angiò e Manfredi, pontefici e legati apostolici, arcivescovi e ufficiali della curia regia–, prendono forma quadri ambientali e attività umane, si definisce un universo dinamico, regolato da norme e consuetudini e costellato da borghi e civitates in rapida evoluzione, casali e colture, tonnare e mulini, castelli e monasteri. Risalta, inoltre, la significativa presenza di famiglie di spicco nella società regnicola e di casati in ascesa nella nuova compagine mediana peloritana, come Bartolomeo da Neocastro e Alaimo da Lentini, Peregrino de Maraldo e lo stratigoto Leonardo Aldigerio, la nutrita schiera di appaltatori e mercanti cosiddetti “amalfitani” e “lombardi”. Le fonti esaminate offrono, in definitiva, preziose indicazioni in merito a temi storiografici di notevole rilievo, come quello della «Mala signoria» angioina o la singolare esperienza della Communitas Sicilie, che Bartolomeo da Neocastro definì «Repubblica di Vanità».Pubblicazioni consigliate
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