Il saggio sviluppa gli esiti delle riflessioni condotte all’interno della sessione “L’identità nazionale e il ruolo unificante del paesaggio” nell’ambito del convegno Paesaggio 150 - Sguardi sul paesaggio italiano tra conservazione, trasformazione e progetto in 150 anni di storia (UniRC, 2011). In occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia si è cercato di travalicare i limiti del resoconto storico-disciplinare, nel tentativo di fornire una lettura dei fenomeni che hanno determinato l’attuale forma del paesaggio italiano, con l’obiettivo di promuovere un atteggiamento più consapevole nei confronti del paesaggio nella sua essenza di valore comune, e verso una visione di sviluppo attenta alle tematiche ambientali e in grado di coglierne anche la rilevanza economica e sociale, oltre che etica ed estetica. Il dibattito si è incentrato principalmente sulla formazione di un’identità nazionale che ha trovato nel paesaggio un solido fondamento, così come si evince dalle tracce evidenti già nella letteratura e nelle opere dei grandi artisti italiani molti secoli prima del 1861 ma che viene sancita ed espressa in modo chiaro nelle prime opere post-unitarie non solo figurative nelle quali al paesaggio viene riconosciuto il ruolo di portatore di valori culturali e costituzionali. Nel 1922, Benedetto Croce definisce il paesaggio come “la rappresentazione materiale e visibile della Patria” nel tentativo di formulare una definizione utile a saldare l’identità nazionale e testimoniare il ruolo unificante del paesaggio. Ma partendo da questa rilettura storica, la discussione si è sviluppata attorno ad altre e più sentite questioni: nel continuo contrasto tra unità della Nazione e desideri di nuovo federalismo regionale, il paesaggio può ancora essere il testimone dell’unità del paese? I principi costituzionali affermati nell’art. 9, insieme all’enorme bagaglio di norme per la protezione dell’ambiente, sono adeguati a garantire la persistenza di una “identità” del paesaggio italiano? La dimensione totalizzante del paesaggio è ancora utile a interpretare il rapporto tra le popolazioni e il proprio territorio? Difficile risolvere la questione con risposte dirimenti, ciò che è emerso afferma l’esistenza di una varietà di situazioni alle quali corrispondono necessariamente ampie gamme di paesaggi possibili. Se di “unità” intendiamo parlare essa va rintracciata in una visione del paesaggio come bene comune indirizzato alla molteplicità.

Un incontro di Storie. Mille paesaggi per l'Italia

ARENA, Marina
2012-01-01

Abstract

Il saggio sviluppa gli esiti delle riflessioni condotte all’interno della sessione “L’identità nazionale e il ruolo unificante del paesaggio” nell’ambito del convegno Paesaggio 150 - Sguardi sul paesaggio italiano tra conservazione, trasformazione e progetto in 150 anni di storia (UniRC, 2011). In occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia si è cercato di travalicare i limiti del resoconto storico-disciplinare, nel tentativo di fornire una lettura dei fenomeni che hanno determinato l’attuale forma del paesaggio italiano, con l’obiettivo di promuovere un atteggiamento più consapevole nei confronti del paesaggio nella sua essenza di valore comune, e verso una visione di sviluppo attenta alle tematiche ambientali e in grado di coglierne anche la rilevanza economica e sociale, oltre che etica ed estetica. Il dibattito si è incentrato principalmente sulla formazione di un’identità nazionale che ha trovato nel paesaggio un solido fondamento, così come si evince dalle tracce evidenti già nella letteratura e nelle opere dei grandi artisti italiani molti secoli prima del 1861 ma che viene sancita ed espressa in modo chiaro nelle prime opere post-unitarie non solo figurative nelle quali al paesaggio viene riconosciuto il ruolo di portatore di valori culturali e costituzionali. Nel 1922, Benedetto Croce definisce il paesaggio come “la rappresentazione materiale e visibile della Patria” nel tentativo di formulare una definizione utile a saldare l’identità nazionale e testimoniare il ruolo unificante del paesaggio. Ma partendo da questa rilettura storica, la discussione si è sviluppata attorno ad altre e più sentite questioni: nel continuo contrasto tra unità della Nazione e desideri di nuovo federalismo regionale, il paesaggio può ancora essere il testimone dell’unità del paese? I principi costituzionali affermati nell’art. 9, insieme all’enorme bagaglio di norme per la protezione dell’ambiente, sono adeguati a garantire la persistenza di una “identità” del paesaggio italiano? La dimensione totalizzante del paesaggio è ancora utile a interpretare il rapporto tra le popolazioni e il proprio territorio? Difficile risolvere la questione con risposte dirimenti, ciò che è emerso afferma l’esistenza di una varietà di situazioni alle quali corrispondono necessariamente ampie gamme di paesaggi possibili. Se di “unità” intendiamo parlare essa va rintracciata in una visione del paesaggio come bene comune indirizzato alla molteplicità.
2012
978-88-548-4480-3
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