La molteplicità delle esperienze, nazionali e internazionali, sulla rigenerazione degli “affacci a mare” indica questo tema come una delle più interessanti occasioni di sperimentazione delle politiche per lo sviluppo urbano degli ultimi anni. In molti casi, partendo dalle fasce più vicine all’acqua, il rinnovamento ha innescato il rilancio delle aree centrali producendo effetti sull’intera città. La strategicità del recupero dei waterfront ruota attorno a due fondamentali aspetti: quello dell’“immagine” e quello del “patrimonio”, dove il primo contiene ricchezza storica e simbolica legata all’identità urbana ed il secondo ricchezza economica legata alla rendita di posizione e alla possibilità di agire da volano. Nel caso di Reggio Calabria quello del waterfront è un tema conquistato, voluto e maturato nel tempo, oggi talmente forte da rappresentare l’immagine stessa della città; la sua storia prende il via con l’abbattimento delle antiche mura per poi ricalcare l’iter seguito in molte città di mare con la stagione delle promenade, degli insediamenti produttivi (successivamente abbandonati nella fase di dismissione post-industriale) e delle infrastrutture (spesso vere barriere), fino ad arrivare al grande rilancio dell’affaccio urbano sul mare con l’estensione della riqualificazione ad ampi brani di fascia costiera. Si tratta di una realtà in cui il rapporto di identificazione con il Lungomare è totale e le condizioni climatiche consentono di prolungarlo per buona parte dell’anno grazie anche al richiamo esercitato da una serie di servizi e manifestazioni. A tutto ciò va aggiunta una caratteristica ambientale rara: la presenza di una spiaggia urbana che si fa spazio pubblico divenendo elemento costitutivo della città. Il Lungomare è l’immagine di Reggio e la sua riqualificazione si presenta come una “questione di immagine” almeno per quattro motivi: per i significati legati alla storia e all’identità che il luogo intrinsecamente possiede; per la nuova immagine urbana che scaturirà dalla realizzazione del progetto vincitore del concorso «Regium Waterfront» e definirà il volto della città per il XXI secolo; per la decisione di puntare su due grandi edifici-immagine (Centro polifunzionale e Museo del Mediterraneo); per la vittoria andata alla proposta di Zaha Hadid, senz’altro un architetto di immagine. Da ciò, emerge con forza un’operazione che si configura come il tentativo di scardinare quel senso di incompiutezza latente che è il tratto distintivo di questa terra per lavorare sulla costruzione dell’identità futura della città.

Regium Waterfront: una questione di immagine

ARENA, Marina
2010-01-01

Abstract

La molteplicità delle esperienze, nazionali e internazionali, sulla rigenerazione degli “affacci a mare” indica questo tema come una delle più interessanti occasioni di sperimentazione delle politiche per lo sviluppo urbano degli ultimi anni. In molti casi, partendo dalle fasce più vicine all’acqua, il rinnovamento ha innescato il rilancio delle aree centrali producendo effetti sull’intera città. La strategicità del recupero dei waterfront ruota attorno a due fondamentali aspetti: quello dell’“immagine” e quello del “patrimonio”, dove il primo contiene ricchezza storica e simbolica legata all’identità urbana ed il secondo ricchezza economica legata alla rendita di posizione e alla possibilità di agire da volano. Nel caso di Reggio Calabria quello del waterfront è un tema conquistato, voluto e maturato nel tempo, oggi talmente forte da rappresentare l’immagine stessa della città; la sua storia prende il via con l’abbattimento delle antiche mura per poi ricalcare l’iter seguito in molte città di mare con la stagione delle promenade, degli insediamenti produttivi (successivamente abbandonati nella fase di dismissione post-industriale) e delle infrastrutture (spesso vere barriere), fino ad arrivare al grande rilancio dell’affaccio urbano sul mare con l’estensione della riqualificazione ad ampi brani di fascia costiera. Si tratta di una realtà in cui il rapporto di identificazione con il Lungomare è totale e le condizioni climatiche consentono di prolungarlo per buona parte dell’anno grazie anche al richiamo esercitato da una serie di servizi e manifestazioni. A tutto ciò va aggiunta una caratteristica ambientale rara: la presenza di una spiaggia urbana che si fa spazio pubblico divenendo elemento costitutivo della città. Il Lungomare è l’immagine di Reggio e la sua riqualificazione si presenta come una “questione di immagine” almeno per quattro motivi: per i significati legati alla storia e all’identità che il luogo intrinsecamente possiede; per la nuova immagine urbana che scaturirà dalla realizzazione del progetto vincitore del concorso «Regium Waterfront» e definirà il volto della città per il XXI secolo; per la decisione di puntare su due grandi edifici-immagine (Centro polifunzionale e Museo del Mediterraneo); per la vittoria andata alla proposta di Zaha Hadid, senz’altro un architetto di immagine. Da ciò, emerge con forza un’operazione che si configura come il tentativo di scardinare quel senso di incompiutezza latente che è il tratto distintivo di questa terra per lavorare sulla costruzione dell’identità futura della città.
2010
978-88-568-2520-6
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3075059
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact