Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson cercarono di far “dialogare” le ricerche di pragmatica della comunicazione con i risultati delle loro indagini di psicologia, di psichiatria e di psicoterapia. Da questo momento ha origine un percorso teorico che parte dalla considerazione dei contesti dialogici e relazionali, e giunge a un modello di comprensione delle psicopatologie e delle caratteristiche comunicative di questi casi clinici. I disturbi comunicativi e relazionali, secondo gli studiosi della scuola di Palo Alto, costituiscono altrettanti segni di patologia, poiché proprio i rapporti interpersonali presuppongono l’esistenza di efficaci comportamenti comunicativi. Qualche decennio dopo arrivano le ricerche di pragmatica clinica e alla considerazione delle caratteristiche comunicative e discorsive dei soggetti con neuro o psicopatologie. Naturalmente, anche i “disturbi” del linguaggio schizofrenico trovano posto tra queste ricerche. I soggetti schizofrenici, infatti, possono presentare difficoltà nella comprensione e nella produzione degli enunciati, e soprattutto la schizofasia schizofrenica (ovvero le produzioni incomprensibili di tali malati) si configurerebbe come un problema di natura pragmatica.
La pragmatica della comunicazione e la pragmatica clinica. Il problema del discorso schizofrenico
Antonino Bucca
2018-01-01
Abstract
Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson cercarono di far “dialogare” le ricerche di pragmatica della comunicazione con i risultati delle loro indagini di psicologia, di psichiatria e di psicoterapia. Da questo momento ha origine un percorso teorico che parte dalla considerazione dei contesti dialogici e relazionali, e giunge a un modello di comprensione delle psicopatologie e delle caratteristiche comunicative di questi casi clinici. I disturbi comunicativi e relazionali, secondo gli studiosi della scuola di Palo Alto, costituiscono altrettanti segni di patologia, poiché proprio i rapporti interpersonali presuppongono l’esistenza di efficaci comportamenti comunicativi. Qualche decennio dopo arrivano le ricerche di pragmatica clinica e alla considerazione delle caratteristiche comunicative e discorsive dei soggetti con neuro o psicopatologie. Naturalmente, anche i “disturbi” del linguaggio schizofrenico trovano posto tra queste ricerche. I soggetti schizofrenici, infatti, possono presentare difficoltà nella comprensione e nella produzione degli enunciati, e soprattutto la schizofasia schizofrenica (ovvero le produzioni incomprensibili di tali malati) si configurerebbe come un problema di natura pragmatica.Pubblicazioni consigliate
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