I diritti sociali costituiscono lo strumento per attuare il mutamento delle strutture della società e pervenire alla liberazione dalle condizioni di sudditanza economica, vero ostacolo al conseguimento della democrazia sostanziale, oltre l’involucro formale dello “Stato liberale di diritto”. E’ attuale la discussione sui diritti sociali nella Unione europea quale completamento dei diritti di libertà, intesi nella loro accezione di “diritti fondamentali”, che ne hanno caratterizzato lo sviluppo, in considerazione delle lacune in materia sia del Trattato istitutivo della Comunità economica europea, segnato dal principio fondamentale del libero mercato, che del Trattato costituzionale e di quello di Lisbona, a fronte del modello sociale al quale la generalità degli Stati membri dell’Unione europea sembra volersi ispirare, con una prospettiva attuale assai incerta. In questa prospettiva, ai nostri giorni, è evidente che le difficoltà in materia di tutela di diritti sociali si devono attribuire anche (e forse soprattutto) alle politiche di austerity imposte dalla stessa Unione, per privilegiare la tenuta dell’euro e la competitività dell’economia europea nel mercato globale in presenza della grave crisi finanziaria, ma è innegabile che sul piano sociale l’Europa non possiede un ruolo distributivo delle risorse paragonabile a quello degli Stati membri, ai quali continua a competere la leva dell’imposizione fiscale e quella della contribuzione sociale. L’Unione ha l’esigenza di individuare nella garanzia dei diritti sociali una base giuridica di ordine costituzionale, così da porre mano alla definizione di un modello sociale europeo: si rammenti la definizione scaturita al Consiglio europeo di Nizza del 20 dicembre 2000 come “contraddistinto da un legame indissociabile tra prestazione economica e progresso sociale”, che recuperi l’originaria vocazione sociale dell’Europa unita, consentendo, anche, al diritto del lavoro dell’Unione di svolgere la sua funzione essenziale a livello sovranazionale, l’”oggetto essenziale”, rivolto a impedire il dumping sociale tra i paesi membri e, quindi, la deregulation competitiva tra economie nazionali in ambito comunitario.
I diritti sociali in Europa al tempo dell'austerity
Gandolfo Maurizio Ballistreri
2017-01-01
Abstract
I diritti sociali costituiscono lo strumento per attuare il mutamento delle strutture della società e pervenire alla liberazione dalle condizioni di sudditanza economica, vero ostacolo al conseguimento della democrazia sostanziale, oltre l’involucro formale dello “Stato liberale di diritto”. E’ attuale la discussione sui diritti sociali nella Unione europea quale completamento dei diritti di libertà, intesi nella loro accezione di “diritti fondamentali”, che ne hanno caratterizzato lo sviluppo, in considerazione delle lacune in materia sia del Trattato istitutivo della Comunità economica europea, segnato dal principio fondamentale del libero mercato, che del Trattato costituzionale e di quello di Lisbona, a fronte del modello sociale al quale la generalità degli Stati membri dell’Unione europea sembra volersi ispirare, con una prospettiva attuale assai incerta. In questa prospettiva, ai nostri giorni, è evidente che le difficoltà in materia di tutela di diritti sociali si devono attribuire anche (e forse soprattutto) alle politiche di austerity imposte dalla stessa Unione, per privilegiare la tenuta dell’euro e la competitività dell’economia europea nel mercato globale in presenza della grave crisi finanziaria, ma è innegabile che sul piano sociale l’Europa non possiede un ruolo distributivo delle risorse paragonabile a quello degli Stati membri, ai quali continua a competere la leva dell’imposizione fiscale e quella della contribuzione sociale. L’Unione ha l’esigenza di individuare nella garanzia dei diritti sociali una base giuridica di ordine costituzionale, così da porre mano alla definizione di un modello sociale europeo: si rammenti la definizione scaturita al Consiglio europeo di Nizza del 20 dicembre 2000 come “contraddistinto da un legame indissociabile tra prestazione economica e progresso sociale”, che recuperi l’originaria vocazione sociale dell’Europa unita, consentendo, anche, al diritto del lavoro dell’Unione di svolgere la sua funzione essenziale a livello sovranazionale, l’”oggetto essenziale”, rivolto a impedire il dumping sociale tra i paesi membri e, quindi, la deregulation competitiva tra economie nazionali in ambito comunitario.Pubblicazioni consigliate
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