Per i neuroscienziati e` pratica normale impiegare un vocabolario rappresentazionale nel caratterizzare diversi processi neurali, un uso che risulta particolarmente spontaneo quando i processi in esame riguardano le funzioni cognitive piu` pregiate. Mentre parlare di rappresentazioni per dei neuroni i cui potenziali d'azione provocano una diretta contrazione di qualche muscolo sembra ridondante, risulta del tutto naturale quando invece i neuroni in questione sono coinvolti nel pensare ad oggetti e fatti del mondo, magari nemmeno presenti, e meditarci sopra. Nonostante risulti, almeno in questi casi, del tutto ovvia, l'attribuzione di rappresentazioni a neuroni si e` rivelata filosoficamente problematica e tuttora non risolta in modo convincente. Diversi dei guai sofferti dalla nozione di rappresentazione neurale sono direttamente ereditati da quelli, annosi, delle rappresentazioni mentali in senso ampio, uno dei temi piu` dibattuti della recente filosofia della mente. In questo lavoro ci si limita ai termini che la questione ha assunto in ambito cognitivo, a partire dalla stretta connessione operata tra le nozioni di rappresentazione e di computazione, all'interno della classica teoria computazionale-rappresentazionale della mente. Si mostrera` anzitutto come, contrariamente a quanto spesso assunto, i supporti teorici al computazionalismo e al rappresentazionalismo sono ben lontani tra di loro, di conseguenza il poderoso e raffinato apparato matematico disponibile riguardo la computazione, poco aiuta le rappresentazioni. Entrando tecnicamente nel merito, si sosterra` che l'attuale fondazione teorica delle rappresentazioni in scienze cognitive soffre di un vizio originale, per essere derivata dalla teoria matematica della misura, sviluppatesi dagli anni '70 ai '90. Le finalita` di tale teoria erano giustificare mappature operate tra sistemi empirici (oggetti e fenomeni fisici, biologici, sociali) e numeri. Il mondo empirico e` notoriamente il regno di imprecisioni, vaghezza, ambiguita`, fattori che hanno resa ardua la matematizzazione della misura, ma con il conforto che l'altro versante, quello dei numeri, eccelle oltre ogni altro in termini di rigore e sistematizzazione teorica. Vantaggio perso nel momento in cui si e` presa a prestito la teoria della misura per le rappresentazioni: la mappatura ora diventa da mondo empirico a mondo mentale, difficile dire quale dei due sia peggiore in termini di vaghezza e mancanza di definizione. Volendo tentare di mantenere una nozione formale di rappresentazione, si e` dell'avviso che un aiuto possa venire proprio dalla neuroscienza, iniziando a caratterizzare in un modo meno vago e liberale il codominio entro cui finisce la mappatura. Nel caso della misura era il comodo mondo dei numeri, poi diventato il ben poco definibile mondo mentale, una via di mezzo puo` essere realizzata caratterizzando matematicamente la forma matematica che assumono le rappresentazioni nei circuiti neurali. Pur essendo oggi ben lontani da una completa conoscenza di queste forme, e` possibile formulare certi schemi di massima per determinati aggregati neurali, in particolare la corteccia cerebrale. Vi sono due punti a favore di limitare lo studio a questa parte del cervello: da un lato e` certamente la principale sede di rappresentazioni concettuali, d'altro lato e` la struttura cerebrale i cui ipotetici principi rappresentazionali godono di migliori analisi teoriche e ampi riscontri empirici.

Rappresentazioni corticali

Alessio Plebe
2018-01-01

Abstract

Per i neuroscienziati e` pratica normale impiegare un vocabolario rappresentazionale nel caratterizzare diversi processi neurali, un uso che risulta particolarmente spontaneo quando i processi in esame riguardano le funzioni cognitive piu` pregiate. Mentre parlare di rappresentazioni per dei neuroni i cui potenziali d'azione provocano una diretta contrazione di qualche muscolo sembra ridondante, risulta del tutto naturale quando invece i neuroni in questione sono coinvolti nel pensare ad oggetti e fatti del mondo, magari nemmeno presenti, e meditarci sopra. Nonostante risulti, almeno in questi casi, del tutto ovvia, l'attribuzione di rappresentazioni a neuroni si e` rivelata filosoficamente problematica e tuttora non risolta in modo convincente. Diversi dei guai sofferti dalla nozione di rappresentazione neurale sono direttamente ereditati da quelli, annosi, delle rappresentazioni mentali in senso ampio, uno dei temi piu` dibattuti della recente filosofia della mente. In questo lavoro ci si limita ai termini che la questione ha assunto in ambito cognitivo, a partire dalla stretta connessione operata tra le nozioni di rappresentazione e di computazione, all'interno della classica teoria computazionale-rappresentazionale della mente. Si mostrera` anzitutto come, contrariamente a quanto spesso assunto, i supporti teorici al computazionalismo e al rappresentazionalismo sono ben lontani tra di loro, di conseguenza il poderoso e raffinato apparato matematico disponibile riguardo la computazione, poco aiuta le rappresentazioni. Entrando tecnicamente nel merito, si sosterra` che l'attuale fondazione teorica delle rappresentazioni in scienze cognitive soffre di un vizio originale, per essere derivata dalla teoria matematica della misura, sviluppatesi dagli anni '70 ai '90. Le finalita` di tale teoria erano giustificare mappature operate tra sistemi empirici (oggetti e fenomeni fisici, biologici, sociali) e numeri. Il mondo empirico e` notoriamente il regno di imprecisioni, vaghezza, ambiguita`, fattori che hanno resa ardua la matematizzazione della misura, ma con il conforto che l'altro versante, quello dei numeri, eccelle oltre ogni altro in termini di rigore e sistematizzazione teorica. Vantaggio perso nel momento in cui si e` presa a prestito la teoria della misura per le rappresentazioni: la mappatura ora diventa da mondo empirico a mondo mentale, difficile dire quale dei due sia peggiore in termini di vaghezza e mancanza di definizione. Volendo tentare di mantenere una nozione formale di rappresentazione, si e` dell'avviso che un aiuto possa venire proprio dalla neuroscienza, iniziando a caratterizzare in un modo meno vago e liberale il codominio entro cui finisce la mappatura. Nel caso della misura era il comodo mondo dei numeri, poi diventato il ben poco definibile mondo mentale, una via di mezzo puo` essere realizzata caratterizzando matematicamente la forma matematica che assumono le rappresentazioni nei circuiti neurali. Pur essendo oggi ben lontani da una completa conoscenza di queste forme, e` possibile formulare certi schemi di massima per determinati aggregati neurali, in particolare la corteccia cerebrale. Vi sono due punti a favore di limitare lo studio a questa parte del cervello: da un lato e` certamente la principale sede di rappresentazioni concettuali, d'altro lato e` la struttura cerebrale i cui ipotetici principi rappresentazionali godono di migliori analisi teoriche e ampi riscontri empirici.
2018
978-88-255-1306-6
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