Lo studio ha ad oggetto una indagine sulla possibilità che i processi di gestione e di valorizzazione dei beni culturali c.d. “laici” - notoriamente ispirati a criteri economici -, siano suscettibili di estensione ai beni culturali c.d. “religiosi”. Siffatta estensione può apparire dubbia in ragione del rilievo che i beni culturali d’interesse religioso, rappresentando uno dei mezzi di cui la Chiesa si avvale per adempiere alla sua missione, mal si adatterebbero ad una gestione ispirata a criteri esclusivamente o prevalentemente economici. Non mancano, però, elementi che fanno dubitare di una aprioristica soluzione negativa; mentre esistono elementi che, assumendo come punto di partenza il riscontro di eventuali tratti comuni fra le due categorie di beni, quali, ad esempio, la presenza di una comune funzione promozionale, (tale da fare considerare possibile una gestione rivolta totalmente o parzialmente alla realizzazione dei medesimi obiettivi), possono fare propendere per una soluzione positiva. In tale prospettiva, il punto di partenza appare la più precisa determinazione dello scopo della c.d. “promozione spirituale” degli individui da considerarsi presente, oltre che fra le finalità dei beni culturali d’interesse religioso, anche fra gli obiettivi dei beni laici (sia pur con le differenze derivanti dalle peculiarità della elevazione spirituale dei fedeli).

SULLA GESTIONE, SECONDO CRITERI ECONOMICI, DEI BENI CULTURALI DI INTERESSE RELIGIOSO

Tigano M.
2018-01-01

Abstract

Lo studio ha ad oggetto una indagine sulla possibilità che i processi di gestione e di valorizzazione dei beni culturali c.d. “laici” - notoriamente ispirati a criteri economici -, siano suscettibili di estensione ai beni culturali c.d. “religiosi”. Siffatta estensione può apparire dubbia in ragione del rilievo che i beni culturali d’interesse religioso, rappresentando uno dei mezzi di cui la Chiesa si avvale per adempiere alla sua missione, mal si adatterebbero ad una gestione ispirata a criteri esclusivamente o prevalentemente economici. Non mancano, però, elementi che fanno dubitare di una aprioristica soluzione negativa; mentre esistono elementi che, assumendo come punto di partenza il riscontro di eventuali tratti comuni fra le due categorie di beni, quali, ad esempio, la presenza di una comune funzione promozionale, (tale da fare considerare possibile una gestione rivolta totalmente o parzialmente alla realizzazione dei medesimi obiettivi), possono fare propendere per una soluzione positiva. In tale prospettiva, il punto di partenza appare la più precisa determinazione dello scopo della c.d. “promozione spirituale” degli individui da considerarsi presente, oltre che fra le finalità dei beni culturali d’interesse religioso, anche fra gli obiettivi dei beni laici (sia pur con le differenze derivanti dalle peculiarità della elevazione spirituale dei fedeli).
2018
978-88-921-1360-2
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