All’interno del dibattito sulla modernità si inserisce la proposta teorica di Agnes Heller che si dipana nella nota trilogia sviluppata negli anni ’90 del secolo scorso. In General ethics, A philosophy of morals, An ethics of personality la filosofa cerca di rispondere alla domanda: le persone buone esistono, come sono possibili? La domanda di tipo kantiano pone il fondamento di legittimità dell’etica nell’epoca della fine delle grandi narrazioni e di ogni costruzione metafisicamente fondata. Se, infatti la modernità è caratterizzata da una duplice contingenza (cosmica e sociale), la scelta esistenziale e la responsabilità diventano i pilastri su cui Heller elabora la sua teoria della personalità. Scegliere se stessi è avere il , è scegliere la persona che si vuole diventare, mentre la responsabilità è ciò che ci spinge a giustificare le nostre azioni davanti agli altri: in tal caso non è la coscienza dell’io ma quella del noi, dell’intersoggettività a far da fondamento al nostro agire. Se infatti la contingenza getta l’individuo nella fatica della scelta e della propria autodeterminazione morale, è la responsabilità verso gli altri che consente alla coscienza di non intendersi come arbitro unico delle decisioni morali, bensì come arbitro ultimo. Tuttavia nella modernità, caduta ogni autorità esterna, l’individuo può anche decidere di assumere la coscienza come arbitro unico, negando la necessità di giustificare le norme poste a fondamento del proprio agire e negando la responsabilità delle sue azioni. Il problema diventa spinoso nell’età contemporanea, in cui esistono una pluralità di Sittlichkeiten, ognuno con regole sue proprie: come è possibile scegliere e restare autenticamente se stessi di fronte a questa pluralità di sfere? Secondo Heller è possibile se l’individuo si sceglie, prima di rapportarsi a ogni norma e regola delle tante che costituiscono il contesto in cui viviamo, come individuo buono, ovvero come chi preferisce subire un torto piuttosto che commetterlo. Solo così si trasforma in un individuo autonomo. La sua autonomia morale sarà non assoluta ma relativa, se diventa lo sforzo costante di scegliere la propria azione come determinata dalle norme in cui ci si trova, ma anche dalla cura e dalla responsabilità verso chi ci interpella, specialmente quando subisce una ingiustizia.
Agnes Heller: la scelta della bontà fra autonomia e responsabilità
Giovanna Costanzo
2018-01-01
Abstract
All’interno del dibattito sulla modernità si inserisce la proposta teorica di Agnes Heller che si dipana nella nota trilogia sviluppata negli anni ’90 del secolo scorso. In General ethics, A philosophy of morals, An ethics of personality la filosofa cerca di rispondere alla domanda: le persone buone esistono, come sono possibili? La domanda di tipo kantiano pone il fondamento di legittimità dell’etica nell’epoca della fine delle grandi narrazioni e di ogni costruzione metafisicamente fondata. Se, infatti la modernità è caratterizzata da una duplice contingenza (cosmica e sociale), la scelta esistenziale e la responsabilità diventano i pilastri su cui Heller elabora la sua teoria della personalità. Scegliere se stessi è avere il , è scegliere la persona che si vuole diventare, mentre la responsabilità è ciò che ci spinge a giustificare le nostre azioni davanti agli altri: in tal caso non è la coscienza dell’io ma quella del noi, dell’intersoggettività a far da fondamento al nostro agire. Se infatti la contingenza getta l’individuo nella fatica della scelta e della propria autodeterminazione morale, è la responsabilità verso gli altri che consente alla coscienza di non intendersi come arbitro unico delle decisioni morali, bensì come arbitro ultimo. Tuttavia nella modernità, caduta ogni autorità esterna, l’individuo può anche decidere di assumere la coscienza come arbitro unico, negando la necessità di giustificare le norme poste a fondamento del proprio agire e negando la responsabilità delle sue azioni. Il problema diventa spinoso nell’età contemporanea, in cui esistono una pluralità di Sittlichkeiten, ognuno con regole sue proprie: come è possibile scegliere e restare autenticamente se stessi di fronte a questa pluralità di sfere? Secondo Heller è possibile se l’individuo si sceglie, prima di rapportarsi a ogni norma e regola delle tante che costituiscono il contesto in cui viviamo, come individuo buono, ovvero come chi preferisce subire un torto piuttosto che commetterlo. Solo così si trasforma in un individuo autonomo. La sua autonomia morale sarà non assoluta ma relativa, se diventa lo sforzo costante di scegliere la propria azione come determinata dalle norme in cui ci si trova, ma anche dalla cura e dalla responsabilità verso chi ci interpella, specialmente quando subisce una ingiustizia.File | Dimensione | Formato | |
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