Raccontare l'impossibile. Su alcuni romanzi di guerra tedeschi degli anni venti

La Grande Guerra determina, tanto nei reduci, quanto in coloro che, come artisti e scrittori, sono coinvolti nell'elaborazione culturale del trauma di un evento senza precedenti, non solo una crisi della dicibilità dell'esperienza di guerra, ma, come ha scritto Walter Benjamin, una crisi ancor più radicale del paradigma stesso dell'esperienza. Uno dei territori più adeguati per verificare questa ipotesi teorica è costituito dalla produzione letteraria del periodo della repubblica di Weimar, e in particolare dai cosiddetti "romanzi di guerra" che, non a caso, iniziarono ad inondare la scena culturale tedesca solo verso la fine degli anni venti, cioè circa una decina di anni dopo la conclusione della Grande Guerra. Più che una "rammemorazione" o un' "elaborazione" delle esperienze di guerra, in questi romanzi in gioco è l'invenzione di una possibilità di fare esperienza, il tentativo cioè di dare (o creare) un senso alla non-esperibilità della prima guerra della tecnica.