Nell’arco della sua produzione Ausonio si avvale spesso del termine concinnatio non per indicare genericamente l’atto della scrittura letteraria, ma per enfatizzare la virtuosistica combinazione di elementi eterogenei all’interno di una medesima opera. In particolare, dall’analisi di epigr. 28 (in cui Ausonio riconosce alla moglie Sabina una grande perizia non solo nel tessere una veste purpurea, ma anche nel ricamarvi dei versi), epp. 11 e 14a (rispettivamente sullo stile compositivo delle satire di Tetradio e su uno scherzoso componimento giovanile inviato a Teone) e delle lettere prefatorie al Cento nuptialis, al Technopaegnion e al Protrepticus ad nepotem emergono altrettanti manifesti di poetica nugatoria, che stabiliscono un nesso tra concinnatio, sagacia intertestuale e formalismo estetizzante. Le riflessioni di Ausonio, apparentemente alimentate dal recupero di alcune accezioni di concinnare messe in luce anche da grammatici e glossografi antichi, saranno destinate ad esercitare un notevole influsso anche sui criteri compositivi sottesi ad alcuni dei più affascinanti carmi disimpegnati di Sidonio Apollinare. Degna di nota è soprattutto l’epistola in prosa premessa al c. 22, nella quale Sidonio ricostruisce la genesi della lunga ed elaborata descrizione in versi della sontuosa tenuta dell’amico Ponzio Leonzio: in questo passo, le cui implicazioni metaletterarie sono state per lo più trascurate dalla critica, il Lugdunense si serve dell’espressione hexametros concinnare in riferimento alla stesura dell’ekphrasis, il cui ordito risulta in effetti improntato ad una sapiente varietas.

L’arte della concinnatio da Ausonio a Sidonio Apollinare

marco onorato
2019-01-01

Abstract

Nell’arco della sua produzione Ausonio si avvale spesso del termine concinnatio non per indicare genericamente l’atto della scrittura letteraria, ma per enfatizzare la virtuosistica combinazione di elementi eterogenei all’interno di una medesima opera. In particolare, dall’analisi di epigr. 28 (in cui Ausonio riconosce alla moglie Sabina una grande perizia non solo nel tessere una veste purpurea, ma anche nel ricamarvi dei versi), epp. 11 e 14a (rispettivamente sullo stile compositivo delle satire di Tetradio e su uno scherzoso componimento giovanile inviato a Teone) e delle lettere prefatorie al Cento nuptialis, al Technopaegnion e al Protrepticus ad nepotem emergono altrettanti manifesti di poetica nugatoria, che stabiliscono un nesso tra concinnatio, sagacia intertestuale e formalismo estetizzante. Le riflessioni di Ausonio, apparentemente alimentate dal recupero di alcune accezioni di concinnare messe in luce anche da grammatici e glossografi antichi, saranno destinate ad esercitare un notevole influsso anche sui criteri compositivi sottesi ad alcuni dei più affascinanti carmi disimpegnati di Sidonio Apollinare. Degna di nota è soprattutto l’epistola in prosa premessa al c. 22, nella quale Sidonio ricostruisce la genesi della lunga ed elaborata descrizione in versi della sontuosa tenuta dell’amico Ponzio Leonzio: in questo passo, le cui implicazioni metaletterarie sono state per lo più trascurate dalla critica, il Lugdunense si serve dell’espressione hexametros concinnare in riferimento alla stesura dell’ekphrasis, il cui ordito risulta in effetti improntato ad una sapiente varietas.
2019
978-2-35613-245-1
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