In un suo recente saggio, Isabella Insolvibile ha insistito sulle caratteristiche unitarie della Lotta di liberazione in tutta Italia, riprendendo una vecchia osservazione di natura strettamente tattico-politica del segretario del PCI Luigi Longo,secondo il quale con l’8 settembre 1943 «il Sud indica la strada e il Nord “conchiude l’epopea”: l’esigenza di ribadire un percorso unitario nazionale [osserva l’autrice] si avverte fin dall’immediato dopoguerra, ma bisognerà aspettare decenni prima che il contributo meridionale ottenga il posto che gli spetta nel discorso complessivo». L’idea che il Sud abbia rappresentato una sorta di «laboratorio», in cui le conseguenze del crollo del fascismo nella notte tra il 24 e il 25 luglio e dell’annuncio dell’armistizio vi si sarebbero fatte sentire precocemente presenta indubbi aspetti di interesse, ma va circostanziata, e il tema della deportazione dei meridionali nei campi di concentramento nazisti rappresenta un utile banco di prova, atto a misurarne la forza. Se è vero, infatti, che stragi, prigionia militare dei soldati e ufficiali inquadrati nelle armate dislocate a Sud della linea Pisa-Arezzo-Ancona e forme embrionali di lotta resistenziale si verificarono nel Mezzogiorno, le retate e i rastrellamenti che portarono alla deportazione dei meridionali nei campi di concentramento e di sterminio nazisti si manifestarono, invece, fuori da quell’area territoriale. La vera questione, quindi, non è tanto capire se si possa parlare di lotta resistenziale anche per il Mezzogiorno, ma individuare all’interno della (fino a un certo punto) linea unitaria degli eventi che si snodarono al Nord e al Sud dopo l’8 settembre i punti di frattura che hanno portato a divaricazioni nelle rappresentazioni tanto del fascismo, quanto del nazismo, della Resistenza e delle deportazioni nel Settentrione da un lato e nel Mezzogiorno, dall’altro. Questo, appunto, è l’obiettivo del saggio, che si addentra inoltre nel nodo non ancora sciolto del nesso tra Resistenza dei meridionali e deportazione.
La deportazione dei meridionali nei campi di concentramento nazisti e il nesso con la Resistenza
Giovanna D'Amico
2019-01-01
Abstract
In un suo recente saggio, Isabella Insolvibile ha insistito sulle caratteristiche unitarie della Lotta di liberazione in tutta Italia, riprendendo una vecchia osservazione di natura strettamente tattico-politica del segretario del PCI Luigi Longo,secondo il quale con l’8 settembre 1943 «il Sud indica la strada e il Nord “conchiude l’epopea”: l’esigenza di ribadire un percorso unitario nazionale [osserva l’autrice] si avverte fin dall’immediato dopoguerra, ma bisognerà aspettare decenni prima che il contributo meridionale ottenga il posto che gli spetta nel discorso complessivo». L’idea che il Sud abbia rappresentato una sorta di «laboratorio», in cui le conseguenze del crollo del fascismo nella notte tra il 24 e il 25 luglio e dell’annuncio dell’armistizio vi si sarebbero fatte sentire precocemente presenta indubbi aspetti di interesse, ma va circostanziata, e il tema della deportazione dei meridionali nei campi di concentramento nazisti rappresenta un utile banco di prova, atto a misurarne la forza. Se è vero, infatti, che stragi, prigionia militare dei soldati e ufficiali inquadrati nelle armate dislocate a Sud della linea Pisa-Arezzo-Ancona e forme embrionali di lotta resistenziale si verificarono nel Mezzogiorno, le retate e i rastrellamenti che portarono alla deportazione dei meridionali nei campi di concentramento e di sterminio nazisti si manifestarono, invece, fuori da quell’area territoriale. La vera questione, quindi, non è tanto capire se si possa parlare di lotta resistenziale anche per il Mezzogiorno, ma individuare all’interno della (fino a un certo punto) linea unitaria degli eventi che si snodarono al Nord e al Sud dopo l’8 settembre i punti di frattura che hanno portato a divaricazioni nelle rappresentazioni tanto del fascismo, quanto del nazismo, della Resistenza e delle deportazioni nel Settentrione da un lato e nel Mezzogiorno, dall’altro. Questo, appunto, è l’obiettivo del saggio, che si addentra inoltre nel nodo non ancora sciolto del nesso tra Resistenza dei meridionali e deportazione.File | Dimensione | Formato | |
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