L’esistenza di risorse finanziarie aggiuntive a quelle ordinarie e la disponibilità di un’ampia autonomia giuridica e organizzativa in grado di sostenere i processi di innovazione e di efficienza degli enti preposti al governo del territorio dovrebbe tradursi, di solito, in un maggiore tasso di crescita del PIL, ed in un aumento dell’occupazione e della ricchezza delle famiglie. Questa regola, di immediata intuizione, tuttavia, non trova conferma nel caso dell'autonomia siciliana. Le risorse europee totali a disposizione della Regione Sicilia per l'intero periodo di programmazione 2014-2020 ammontano a circa 12,8 miliardi di euro. A fronte di tali risorse aggiuntive il tasso di crescita del PIL dal 2014 a oggi è sistematicamente diminuito, la disoccupazione è aumentata e le famiglie sono più povere. I dati dunque sono impietosi e certificano il fallimento della Regione Siciliana in relazione alla capacità di programmazione e di spesa dei Fondi Europei. Ma mettono in discussione anche le strategie di politica economica adottate in questi anni nell'isola, e la stessa autonomia speciale concessa alla Regione Siciliana, confermando l'incapacità della classe dirigente che si è alternata al governo negli ultimi venti anni di creare condizione di sviluppo e di crescita per il sistema economico siciliano. Dati che dovrebbero indurre un approfondito dibattito regionale tra i partiti, di cui per la verità non c’è traccia, e, comunque sia, una certa prudenza sui benefici dell’autonomia regionale differenziata, come richiesta negli ultimi tempi anche da parte di alcune regioni del Nord. Come, infatti, evidenzia l'esperienza siciliana non è l'autonomia regionale la variabile determinante nell'uso virtuoso di queste risorse, ma una capacità organizzativa e gestionale e una cultura dell’efficienza che sembra mancare alle nostre latitudini.
Limiti e criticità nell'uso dei Fondi Strutturali in Sicilia: il caso del PO FESR 2014-2020
David, PietroCo-primo
;Limosani, MicheleCo-primo
;Ofria, FerdinandoCo-primo
2018-01-01
Abstract
L’esistenza di risorse finanziarie aggiuntive a quelle ordinarie e la disponibilità di un’ampia autonomia giuridica e organizzativa in grado di sostenere i processi di innovazione e di efficienza degli enti preposti al governo del territorio dovrebbe tradursi, di solito, in un maggiore tasso di crescita del PIL, ed in un aumento dell’occupazione e della ricchezza delle famiglie. Questa regola, di immediata intuizione, tuttavia, non trova conferma nel caso dell'autonomia siciliana. Le risorse europee totali a disposizione della Regione Sicilia per l'intero periodo di programmazione 2014-2020 ammontano a circa 12,8 miliardi di euro. A fronte di tali risorse aggiuntive il tasso di crescita del PIL dal 2014 a oggi è sistematicamente diminuito, la disoccupazione è aumentata e le famiglie sono più povere. I dati dunque sono impietosi e certificano il fallimento della Regione Siciliana in relazione alla capacità di programmazione e di spesa dei Fondi Europei. Ma mettono in discussione anche le strategie di politica economica adottate in questi anni nell'isola, e la stessa autonomia speciale concessa alla Regione Siciliana, confermando l'incapacità della classe dirigente che si è alternata al governo negli ultimi venti anni di creare condizione di sviluppo e di crescita per il sistema economico siciliano. Dati che dovrebbero indurre un approfondito dibattito regionale tra i partiti, di cui per la verità non c’è traccia, e, comunque sia, una certa prudenza sui benefici dell’autonomia regionale differenziata, come richiesta negli ultimi tempi anche da parte di alcune regioni del Nord. Come, infatti, evidenzia l'esperienza siciliana non è l'autonomia regionale la variabile determinante nell'uso virtuoso di queste risorse, ma una capacità organizzativa e gestionale e una cultura dell’efficienza che sembra mancare alle nostre latitudini.File | Dimensione | Formato | |
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