La riflessione filosofica russa è attraversata sin dalle sue origini dalla tensione dialettica e dicotomica fra sensibile e sovrasensibile, fra cielo e terra, fra Oriente e Occidente. Ogni volta in cui nella spiritualità e nella riflessione ortodossa queste opposte tensioni si sono tradotte in visioni di armonica compostezza, sono state prodotte opere di incomparabile bellezza, come avviene nella produzione scientifica, in quella architettonica come nella tradizione iconografica. Frutto di una antica spiritualità e di un sapiente lavoro da parte degli iconografi, l’icona, in particolare, diventa il culmine di quella esperienza di contemplazione e partecipazione all’opera di bellezza, che coinvolge l’osservatore e l’osservato, l’icona e il mondo. Nella visione-contemplazione dell’icona della Madre Odigitria, le luci e i colori, i silenzi e le ombre custodiscono il mistero del volto materno e ri-velano ciò che viene dalla parola e dalla luce. Una parola che si fa volto, un volto che si fa visione, mentre il mondo si illumina di una bellezza che scardina vuoto e bruttezza. Se il volto richiama alla relazione, lo sguardo invita alla purificazione, nel momento in cui conservando il segno dell’eterno- la visione degli archetipi- spinge chi contempla a formarsi a immagine e somiglianza del Creatore. Icona, allora, come finestra che si apre sull’Eterno, come “porta regale” da cui traluce una bellezza in grado di illuminare il mondo e di indicare la via verso cui si avvia la trasfigurazione e il superamento di ogni antinomica contraddizione. È il volto- sguardo che mostrando il suo legame sostanziale con l’invisibile, indica una prospettiva etica, “la retta via”: invita a non perdersi dentro le tante maschere dell’esistenza o dentro gli idoli dell’apparenza. L’icona che resta volto e non decade né in idolo né in maschera è quella che invoca la distinzione fra visibile e invisibile, fra essere e apparire. Una distanza ma anche il luogo in cui l’Alterità si mostra per essere ospitata dentro i nostri sguardi e dentro il nostro volto. Bellezza di un volto come quello della Madre, che invita a non ridurre tutto a una unica percezione, ma a diventare ospitali e lasciarsi abitare da una Alterità che ci inquieta e ci acquieta e, forse, ci salva.

Icona e bellezza nel pensiero russo contemporaneo

G. Costanzo
2019-01-01

Abstract

La riflessione filosofica russa è attraversata sin dalle sue origini dalla tensione dialettica e dicotomica fra sensibile e sovrasensibile, fra cielo e terra, fra Oriente e Occidente. Ogni volta in cui nella spiritualità e nella riflessione ortodossa queste opposte tensioni si sono tradotte in visioni di armonica compostezza, sono state prodotte opere di incomparabile bellezza, come avviene nella produzione scientifica, in quella architettonica come nella tradizione iconografica. Frutto di una antica spiritualità e di un sapiente lavoro da parte degli iconografi, l’icona, in particolare, diventa il culmine di quella esperienza di contemplazione e partecipazione all’opera di bellezza, che coinvolge l’osservatore e l’osservato, l’icona e il mondo. Nella visione-contemplazione dell’icona della Madre Odigitria, le luci e i colori, i silenzi e le ombre custodiscono il mistero del volto materno e ri-velano ciò che viene dalla parola e dalla luce. Una parola che si fa volto, un volto che si fa visione, mentre il mondo si illumina di una bellezza che scardina vuoto e bruttezza. Se il volto richiama alla relazione, lo sguardo invita alla purificazione, nel momento in cui conservando il segno dell’eterno- la visione degli archetipi- spinge chi contempla a formarsi a immagine e somiglianza del Creatore. Icona, allora, come finestra che si apre sull’Eterno, come “porta regale” da cui traluce una bellezza in grado di illuminare il mondo e di indicare la via verso cui si avvia la trasfigurazione e il superamento di ogni antinomica contraddizione. È il volto- sguardo che mostrando il suo legame sostanziale con l’invisibile, indica una prospettiva etica, “la retta via”: invita a non perdersi dentro le tante maschere dell’esistenza o dentro gli idoli dell’apparenza. L’icona che resta volto e non decade né in idolo né in maschera è quella che invoca la distinzione fra visibile e invisibile, fra essere e apparire. Una distanza ma anche il luogo in cui l’Alterità si mostra per essere ospitata dentro i nostri sguardi e dentro il nostro volto. Bellezza di un volto come quello della Madre, che invita a non ridurre tutto a una unica percezione, ma a diventare ospitali e lasciarsi abitare da una Alterità che ci inquieta e ci acquieta e, forse, ci salva.
2019
9788893141925
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