Il saggio propone una serie di riflessioni in materia di riduzionismo economico, suggerendo possibili soluzioni ai limiti interpretativi mainstream secondo la prospettiva dell’Economia Civile. Si valuta il riduzionismo che interessa il concetto di impresa, quello di valore ed il riduzionismo antropologico che vede nell’homo oeconomicus l’archetipo di soggetto in grado di rappresentare i nostri desiderata in modo razionale ed universale. Tali limitazioni, così come ampiamente dimostrato da indagini empiriche, impedirebbero al sistema economico di esprimere potenzialità generative di felicità e benessere sostenibili, per ottenere le quali, invece, occorre una diffusa biodiversità. In tal senso il sistema economico va arricchito di una molteplicità di imprese, che non sono in contrapposizione o residuali le une rispetto alle altre, poiché, secondo l’Economia Civile, ciò che conta è il loro contributo all’incivilimento ed al ben-vivere in un’economia di mercato che necessita di nuovi modelli di sviluppo. Da superare anche il riduzionismo connesso al PIL, per una misurazione del valore di un Paese che tenga conto delle relazioni, generative di felicità, dell’ambiente, della cultura, della salute, dell’equità formale e sostanziale. Giudizi di natura qualitativa divengono sempre più spesso rilevanti e dirimenti per una più appropriata valutazione delle azioni di politica economica e non è più possibile prescindere da essi. Indicatori come quelli desumibili dal Rapporto sulla felicità delle Nazioni Unite o il Benessere Equo e Sostenibile (B.E.S.) per l’Italia integrano il dato tradizionale e possono orientare in modo innovativo le politiche pubbliche. Da rivedere, infine, la visione antropologica di un uomo mosso dal calcolo utilitaristico e destinato solo a consumare e competere; poco attinente con una realtà in cui si fanno spazio motivazioni intrinseche ed approcci cooperativi capaci di produrre risultati superiori rispetto a quelli generati dal tradizionale atteggiamento autointeressato. L’Economia Civile supera l’idea che rileva il nesso tra il soggetto economico e i beni acquisiti ai fini della massimizzazione dell’utilità e quella socialità in cui si vive assieme allo scopo di ottenere risultati reciprocamente vantaggiosi, convinta della possibilità di rendere tutti i rapporti sociali, quindi anche quelli economici, pienamente umani per effetto di dinamiche interpersonali espresse dalla reciprocità.
Il senso dell'Economia Civile in risposta al riduzionismo economico.
Albanesi, RosaPrimo
2018-01-01
Abstract
Il saggio propone una serie di riflessioni in materia di riduzionismo economico, suggerendo possibili soluzioni ai limiti interpretativi mainstream secondo la prospettiva dell’Economia Civile. Si valuta il riduzionismo che interessa il concetto di impresa, quello di valore ed il riduzionismo antropologico che vede nell’homo oeconomicus l’archetipo di soggetto in grado di rappresentare i nostri desiderata in modo razionale ed universale. Tali limitazioni, così come ampiamente dimostrato da indagini empiriche, impedirebbero al sistema economico di esprimere potenzialità generative di felicità e benessere sostenibili, per ottenere le quali, invece, occorre una diffusa biodiversità. In tal senso il sistema economico va arricchito di una molteplicità di imprese, che non sono in contrapposizione o residuali le une rispetto alle altre, poiché, secondo l’Economia Civile, ciò che conta è il loro contributo all’incivilimento ed al ben-vivere in un’economia di mercato che necessita di nuovi modelli di sviluppo. Da superare anche il riduzionismo connesso al PIL, per una misurazione del valore di un Paese che tenga conto delle relazioni, generative di felicità, dell’ambiente, della cultura, della salute, dell’equità formale e sostanziale. Giudizi di natura qualitativa divengono sempre più spesso rilevanti e dirimenti per una più appropriata valutazione delle azioni di politica economica e non è più possibile prescindere da essi. Indicatori come quelli desumibili dal Rapporto sulla felicità delle Nazioni Unite o il Benessere Equo e Sostenibile (B.E.S.) per l’Italia integrano il dato tradizionale e possono orientare in modo innovativo le politiche pubbliche. Da rivedere, infine, la visione antropologica di un uomo mosso dal calcolo utilitaristico e destinato solo a consumare e competere; poco attinente con una realtà in cui si fanno spazio motivazioni intrinseche ed approcci cooperativi capaci di produrre risultati superiori rispetto a quelli generati dal tradizionale atteggiamento autointeressato. L’Economia Civile supera l’idea che rileva il nesso tra il soggetto economico e i beni acquisiti ai fini della massimizzazione dell’utilità e quella socialità in cui si vive assieme allo scopo di ottenere risultati reciprocamente vantaggiosi, convinta della possibilità di rendere tutti i rapporti sociali, quindi anche quelli economici, pienamente umani per effetto di dinamiche interpersonali espresse dalla reciprocità.File | Dimensione | Formato | |
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