Per tutto l’evo antico la “classe” servile fu, per definizione, quella maggiormente esposta ad una violenza quotidiana in forme istituzionalmente codificate (basti pensare al trattamento durissimo riservato in ogni epoca della storia di Roma agli schiavi fuggitivi) e accettate da tutte le categorie parte integrante di una società già di suo fortemente gerarchizzata e sperequata. Il contributo si propone di indagare in che misura i provvedimenti normativi riconducibili agli imperatori della prima dinastia e che le fonti interpretano come atti di humanitas nei confronti della popolazione servile (si confronti, ad es., quanto si dice di Tiberio, il quale avrebbe permesso agli schiavi di sfuggire alla collera dei padroni rifugiandosi presso le immagini dell’imperatore in luoghi pubblici e in dimore private) abbiano effettivamente concorso, se non a modificare l’ideologia della violenza sugli schiavi, quanto meno a mitigarla, tenendo nel dovuto conto la differenza tra schiavitù domestica urbana e schiavitù rurale in termini di strumenti coercitivi - fisici e psicologici - usati dai padroni sulla componente servile entro i suddetti quadri sociali.
Schiavi, padroni e imperatori tra violenza e humanitas in età giulio-claudia
Rosalba Arcuri
2019-01-01
Abstract
Per tutto l’evo antico la “classe” servile fu, per definizione, quella maggiormente esposta ad una violenza quotidiana in forme istituzionalmente codificate (basti pensare al trattamento durissimo riservato in ogni epoca della storia di Roma agli schiavi fuggitivi) e accettate da tutte le categorie parte integrante di una società già di suo fortemente gerarchizzata e sperequata. Il contributo si propone di indagare in che misura i provvedimenti normativi riconducibili agli imperatori della prima dinastia e che le fonti interpretano come atti di humanitas nei confronti della popolazione servile (si confronti, ad es., quanto si dice di Tiberio, il quale avrebbe permesso agli schiavi di sfuggire alla collera dei padroni rifugiandosi presso le immagini dell’imperatore in luoghi pubblici e in dimore private) abbiano effettivamente concorso, se non a modificare l’ideologia della violenza sugli schiavi, quanto meno a mitigarla, tenendo nel dovuto conto la differenza tra schiavitù domestica urbana e schiavitù rurale in termini di strumenti coercitivi - fisici e psicologici - usati dai padroni sulla componente servile entro i suddetti quadri sociali.Pubblicazioni consigliate
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