Un Menhir al centro di una campagna che pone fine alla stagione dell’erranza; Un arco di pietra in grado di sintetizzare democrazia e rappresentazione simbolica nella Grecia Classica; il salto di scala monumentale all’interno dello spazio statico della Roma antica; il rimando simbiotico tra piazze, vie e costruzioni del medioevo; le leggi e la misura vitruviana del rinascimento; la libertà spaziale e la consapevolezza scenica del Barocco; la gelida restaurazione neoclassica dell’assolutismo; la risposta pura delle utopie urbane davanti agli effetti della rivoluzione industriale; i tunnel di vetro e ferro dei Passages che hanno incubato il secolo successivo; un parallelepipedo di cemento che fa sintesi dell’ambizione di un secolo e una nazione; il reticolo canceroso della metropoli postmoderna così simile a quello della rete; sono solo alcuni esempi in cui il segno architettonico può essere letto come un prodotto e un produttore dell’immaginario. Partendo dall’eccezionale sintesi grafica di Cedric Price (1934 – 2003), The city as an egg, il capitolo vuole triangolare “lo stato di eccezione” della città con i concetti-mondo di spazio e immaginario indagandone le relazioni di reciprocità. Il ragionamento verrà messo in una prospettiva più ampia che vede nella città, e nell’insediamento, solo una tappa della complessa e mai risolta relazione tra uomo, spazio e immaginario. Se la città è la celebrazione della grande stagione della sedentarietà, l’erranza e il nomadismo che l’hanno preceduta, ridiventano temi centrali nella contemporaneità e nella sua (presunta) crisi.
Il complesso di Caino, la tensione di Abele. Spazio, Città, immaginario
Pier Paolo Zampieri
2019-01-01
Abstract
Un Menhir al centro di una campagna che pone fine alla stagione dell’erranza; Un arco di pietra in grado di sintetizzare democrazia e rappresentazione simbolica nella Grecia Classica; il salto di scala monumentale all’interno dello spazio statico della Roma antica; il rimando simbiotico tra piazze, vie e costruzioni del medioevo; le leggi e la misura vitruviana del rinascimento; la libertà spaziale e la consapevolezza scenica del Barocco; la gelida restaurazione neoclassica dell’assolutismo; la risposta pura delle utopie urbane davanti agli effetti della rivoluzione industriale; i tunnel di vetro e ferro dei Passages che hanno incubato il secolo successivo; un parallelepipedo di cemento che fa sintesi dell’ambizione di un secolo e una nazione; il reticolo canceroso della metropoli postmoderna così simile a quello della rete; sono solo alcuni esempi in cui il segno architettonico può essere letto come un prodotto e un produttore dell’immaginario. Partendo dall’eccezionale sintesi grafica di Cedric Price (1934 – 2003), The city as an egg, il capitolo vuole triangolare “lo stato di eccezione” della città con i concetti-mondo di spazio e immaginario indagandone le relazioni di reciprocità. Il ragionamento verrà messo in una prospettiva più ampia che vede nella città, e nell’insediamento, solo una tappa della complessa e mai risolta relazione tra uomo, spazio e immaginario. Se la città è la celebrazione della grande stagione della sedentarietà, l’erranza e il nomadismo che l’hanno preceduta, ridiventano temi centrali nella contemporaneità e nella sua (presunta) crisi.Pubblicazioni consigliate
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