Era il 5 febbraio 1783, quando Messina e Reggio furono devastate da un terremoto che avrebbe mutato la loro storia. All’indomani del disastro, Messina dava l’impressione di una città distrutta, anche se si avvertì presto che la devastazione aveva investito maggiormente il territorio calabrese. Il tempestivo intervento borbonico e l’impegno del Senato messinese consentirono di definire un piano di ricostruzione delle città anche al fine di avviare significative riforme economiche. Il Vicerè Caracciolo, in accordo con il ministro Acton, protagonisti della ricostruzione di Messina, promossero una politica di rinascita della città siciliana attraverso l’incentivazione delle attività economiche. La Giunta di Napoli affidò il progetto di ricostruzione della città all’ingegnere Gianfrancesco Arena, coadiuvato dal matematico Andrea Gallo, raccomandando di avere sempre presente il decoro e il comodo della città. Tutto il progetto di ricostruzione prevedeva il mantenimento degli assi viari storici e, nel contempo, la razionalizzazione di parte del sistema stradale, e si fondava essenzialmente sul rispetto della città esistente, sulla quale si interveniva in ragione della previsione di analoghi eventi sismici. Le modifiche più importanti del piano furono la riedificazione della Palazzata secentesca insieme con la realizzazione della retrostante Via Ferdinanda, quale allargamento ed estensione dell’antica Via dei Mercadanti. Il cantiere della Palazzata determinò un grande dibattito sulle modalità della ricostruzione, che si sarebbe risolto soltanto nel 1809, con la definizione di un progetto firmato da Giuseppe Venanzio Marvuglia, Francesco Sicuro, Giacomo Minutoli e Antonio Tardì, che in forme neoclassiche rievocava l’antico continuum edilizio di palazzi sul porto. I caratteri dell’architettura ottocentesca sono richiamati da molti architetti e ingegneri che mutarono il volto cittadino. Tra i protagonisti della ricostruzione ottocentesca, l’abate Minutoli è indicato tra i più attivi professionisti del momento, avendo realizzato il Palazzo Municipale, diretto gran parte del cantiere della Palazzata e avendo realizzato molti rilevanti edifici. La città, che aveva subito anche la devastazione dei moti rivoluzionari del 1848, con grande determinazione si ricomponeva attraverso la riedificazione dell’edilizia civile e monumentale, e nel 1869 varava il primo Piano Regolatore che prevedeva l’espansione urbana sul Piano delle Moselle. La città giungerà alle soglie del XX secolo ricomposta e rinnovata, ma purtroppo destinata a piegarsi nuovamente ad un nuovo evento sismico.
"Decoro e Comodo". Metamorfosi di una città. Messina 1783 - 1908
PASSALACQUA FPrimo
2008-01-01
Abstract
Era il 5 febbraio 1783, quando Messina e Reggio furono devastate da un terremoto che avrebbe mutato la loro storia. All’indomani del disastro, Messina dava l’impressione di una città distrutta, anche se si avvertì presto che la devastazione aveva investito maggiormente il territorio calabrese. Il tempestivo intervento borbonico e l’impegno del Senato messinese consentirono di definire un piano di ricostruzione delle città anche al fine di avviare significative riforme economiche. Il Vicerè Caracciolo, in accordo con il ministro Acton, protagonisti della ricostruzione di Messina, promossero una politica di rinascita della città siciliana attraverso l’incentivazione delle attività economiche. La Giunta di Napoli affidò il progetto di ricostruzione della città all’ingegnere Gianfrancesco Arena, coadiuvato dal matematico Andrea Gallo, raccomandando di avere sempre presente il decoro e il comodo della città. Tutto il progetto di ricostruzione prevedeva il mantenimento degli assi viari storici e, nel contempo, la razionalizzazione di parte del sistema stradale, e si fondava essenzialmente sul rispetto della città esistente, sulla quale si interveniva in ragione della previsione di analoghi eventi sismici. Le modifiche più importanti del piano furono la riedificazione della Palazzata secentesca insieme con la realizzazione della retrostante Via Ferdinanda, quale allargamento ed estensione dell’antica Via dei Mercadanti. Il cantiere della Palazzata determinò un grande dibattito sulle modalità della ricostruzione, che si sarebbe risolto soltanto nel 1809, con la definizione di un progetto firmato da Giuseppe Venanzio Marvuglia, Francesco Sicuro, Giacomo Minutoli e Antonio Tardì, che in forme neoclassiche rievocava l’antico continuum edilizio di palazzi sul porto. I caratteri dell’architettura ottocentesca sono richiamati da molti architetti e ingegneri che mutarono il volto cittadino. Tra i protagonisti della ricostruzione ottocentesca, l’abate Minutoli è indicato tra i più attivi professionisti del momento, avendo realizzato il Palazzo Municipale, diretto gran parte del cantiere della Palazzata e avendo realizzato molti rilevanti edifici. La città, che aveva subito anche la devastazione dei moti rivoluzionari del 1848, con grande determinazione si ricomponeva attraverso la riedificazione dell’edilizia civile e monumentale, e nel 1869 varava il primo Piano Regolatore che prevedeva l’espansione urbana sul Piano delle Moselle. La città giungerà alle soglie del XX secolo ricomposta e rinnovata, ma purtroppo destinata a piegarsi nuovamente ad un nuovo evento sismico.Pubblicazioni consigliate
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