Dopo anni di equivoci e di oblio, il tema del paesaggio emerge come problema generale della società al punto da divenire una “rivoluzione copernicana” (Bertrand). Nelle interpretazioni più recenti il paesaggio si afferma come nozione sociale e come referente visivo fondamentale della costruzione territoriale. Il paesaggio si pone come interfaccia tra il “fare” ed il “vedere” ciò che si fa, specchio della nostra coscienza territoriale e base indispensabile per la costruzione delle identità locali e nazionali (Turri). La possibilità offerta agli attori locali di partecipare da protagonisti nella progettazione e riqualificazione del paesaggio trova un supporto negli strumenti degli ultimi anni; ma parlare di società, all’interno del villaggio globale, significa anche fare i conti con una domanda di identità personale che si espande sul territorio conducendo ad un senso dell’abitare che si avvicina a quello del turista (sovrapponendosi al tradizionale senso di identità stanziale in cui comunità e luogo coincidono). All’orizzonte dell’analisi identitaria si va delineando una nuova figura rispetto a quelle tradizionalmente utilizzate nelle analisi del paesaggio (insider/outsider), questo nuovo soggetto mi sembra rappresentabile con il termine oversider. È nella ibridazione che l’oversider trova la sua ragione d’esistere: nell’insider (abitante, attore locale) che si trasforma in landscape users (turista in casa propria), e nell’outsider (viaggiatore estraneo ai luoghi) che ormai ha raggiunto un livello di informazione tale da essere sorpreso raramente alla vista dei luoghi diventando un po’ insider nei luoghi che visita; dalla convergenza di queste due figure nasce l’oversider. È una società che si è messa in cammino.

La costruzione sociale del paesaggio tra oversider e partecipazione

ARENA Marina
Primo
2010-01-01

Abstract

Dopo anni di equivoci e di oblio, il tema del paesaggio emerge come problema generale della società al punto da divenire una “rivoluzione copernicana” (Bertrand). Nelle interpretazioni più recenti il paesaggio si afferma come nozione sociale e come referente visivo fondamentale della costruzione territoriale. Il paesaggio si pone come interfaccia tra il “fare” ed il “vedere” ciò che si fa, specchio della nostra coscienza territoriale e base indispensabile per la costruzione delle identità locali e nazionali (Turri). La possibilità offerta agli attori locali di partecipare da protagonisti nella progettazione e riqualificazione del paesaggio trova un supporto negli strumenti degli ultimi anni; ma parlare di società, all’interno del villaggio globale, significa anche fare i conti con una domanda di identità personale che si espande sul territorio conducendo ad un senso dell’abitare che si avvicina a quello del turista (sovrapponendosi al tradizionale senso di identità stanziale in cui comunità e luogo coincidono). All’orizzonte dell’analisi identitaria si va delineando una nuova figura rispetto a quelle tradizionalmente utilizzate nelle analisi del paesaggio (insider/outsider), questo nuovo soggetto mi sembra rappresentabile con il termine oversider. È nella ibridazione che l’oversider trova la sua ragione d’esistere: nell’insider (abitante, attore locale) che si trasforma in landscape users (turista in casa propria), e nell’outsider (viaggiatore estraneo ai luoghi) che ormai ha raggiunto un livello di informazione tale da essere sorpreso raramente alla vista dei luoghi diventando un po’ insider nei luoghi che visita; dalla convergenza di queste due figure nasce l’oversider. È una società che si è messa in cammino.
2010
978-88-89367-45-2
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