La cultura della salute si colloca, ormai, nel passaggio da insieme di attività volte a combattere la malattia a pratiche consolidate che consentono di mantenersi sani: una cultura della salute quotidiana sempre più plurale, allargata e complessa. Servendoci dei dati forniti dal Ministero della salute nella ricerca I bisogni informativi dei cittadini (2017) e dal Censis nell’indagine La virtuosa evoluzione dell’autoregolazione della salute degli italiani proveremo a comprendere come si ricollocano nello spazio della Rete tanto le istituzioni sanitarie quanto gli utenti. Emergerà come le maggiori opportunità di accedere alle informazioni sulla propria salute non è detto che permettano ai cittadini di utilizzare queste conoscenze in modo più efficace. Il rischio è di creare fenomeni di falso empowerment definibili come la convinzione ingiustificata di sapere in riferimento al proprio benessere. Nello spazio digitale la piramide organizzativa attraverso cui ogni prodotto comunicativo viene generato, anche quelli legati ai temi sanitari, cambia posizione: non più la rassicurazione di una struttura rigidamente verticale gestita dalle istituzioni sanitarie, ma vi è una “cultura della salute” che proviene dal basso. Questa cultura nasce all’interno di networking di varia natura (blog, forum …) ed i pubblici connessi si trovano ad essere sempre più coinvolti nel dibattito contemporaneo sulla salute. L’accesso facile ed immediato alle informazioni in rete progressivamente rischia di contribuire ad aumentare l’incertezza nell’ambito dell’informazione sanitaria. Lo spazio del web si configura come una nuova agorà che rinegozia il rapporto medico-paziente: il medico, che costruiva l’autorevolezza della sua comunicazione su criteri prescrittivi e auto-referenziali, si trova a doversi confrontare con pazienti che spesso conquistano una parziale conoscenza delle problematiche cliniche sulla base della propria esperienza di navigare nella rete. Si tratta, infatti, di una vera e propria “emergenza” di comunicazione, dove consolidate prassi, modalità ormai rinsaldate nel tempo e nella forza esperienziale dei professionisti, si mostrano fallibili in virtù di una maggiore diffusione del sapere e della cultura medica, e di un’evidente possibilità di alternative terapeutiche rappresentate non solo dagli specialisti del settore, ma da fonti con spiccate capacità divulgative e dalla indubbia pervasività. In questo scenario come si ricollocano le istituzioni che dovrebbero filtrare, categorizzare ed organizzare le conoscenze sulla medicina? Se l’informazione, ed in particolare l’informazione scientifica, è molto più di quella che è possibile utilizzare, le criticità non riguardano solo l’accesso, piuttosto si estendono alle strategie per far emergere la qualità sulla quantità. Le fonti autorevoli come rispondono a questa ambivalenza? Emerge forte di fronte alla disintermediazione qui descritta la necessità di re-intermediazione. I cittadini non chiedono più solo trasparenza, chiarezza, semplicità, ma per essere orientati devono essere conquistati con linguaggi e strumenti innovativi.

Istituzioni sanitarie vs Dr. Web: cittadini tra empowerment e disorientamento

Antonia Cava
2021-01-01

Abstract

La cultura della salute si colloca, ormai, nel passaggio da insieme di attività volte a combattere la malattia a pratiche consolidate che consentono di mantenersi sani: una cultura della salute quotidiana sempre più plurale, allargata e complessa. Servendoci dei dati forniti dal Ministero della salute nella ricerca I bisogni informativi dei cittadini (2017) e dal Censis nell’indagine La virtuosa evoluzione dell’autoregolazione della salute degli italiani proveremo a comprendere come si ricollocano nello spazio della Rete tanto le istituzioni sanitarie quanto gli utenti. Emergerà come le maggiori opportunità di accedere alle informazioni sulla propria salute non è detto che permettano ai cittadini di utilizzare queste conoscenze in modo più efficace. Il rischio è di creare fenomeni di falso empowerment definibili come la convinzione ingiustificata di sapere in riferimento al proprio benessere. Nello spazio digitale la piramide organizzativa attraverso cui ogni prodotto comunicativo viene generato, anche quelli legati ai temi sanitari, cambia posizione: non più la rassicurazione di una struttura rigidamente verticale gestita dalle istituzioni sanitarie, ma vi è una “cultura della salute” che proviene dal basso. Questa cultura nasce all’interno di networking di varia natura (blog, forum …) ed i pubblici connessi si trovano ad essere sempre più coinvolti nel dibattito contemporaneo sulla salute. L’accesso facile ed immediato alle informazioni in rete progressivamente rischia di contribuire ad aumentare l’incertezza nell’ambito dell’informazione sanitaria. Lo spazio del web si configura come una nuova agorà che rinegozia il rapporto medico-paziente: il medico, che costruiva l’autorevolezza della sua comunicazione su criteri prescrittivi e auto-referenziali, si trova a doversi confrontare con pazienti che spesso conquistano una parziale conoscenza delle problematiche cliniche sulla base della propria esperienza di navigare nella rete. Si tratta, infatti, di una vera e propria “emergenza” di comunicazione, dove consolidate prassi, modalità ormai rinsaldate nel tempo e nella forza esperienziale dei professionisti, si mostrano fallibili in virtù di una maggiore diffusione del sapere e della cultura medica, e di un’evidente possibilità di alternative terapeutiche rappresentate non solo dagli specialisti del settore, ma da fonti con spiccate capacità divulgative e dalla indubbia pervasività. In questo scenario come si ricollocano le istituzioni che dovrebbero filtrare, categorizzare ed organizzare le conoscenze sulla medicina? Se l’informazione, ed in particolare l’informazione scientifica, è molto più di quella che è possibile utilizzare, le criticità non riguardano solo l’accesso, piuttosto si estendono alle strategie per far emergere la qualità sulla quantità. Le fonti autorevoli come rispondono a questa ambivalenza? Emerge forte di fronte alla disintermediazione qui descritta la necessità di re-intermediazione. I cittadini non chiedono più solo trasparenza, chiarezza, semplicità, ma per essere orientati devono essere conquistati con linguaggi e strumenti innovativi.
2021
9788835123798
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