La vicenda del sindacalismo internazionale nel dopoguerra è stata fortemente segnata dalla “guerra fredda”. Anche il sindacalismo italiano fu fortemente influenzato dalla rottura, geopolitica ed ideologica, avvenuta nel sindacalismo internazionale. Infatti, tra il 1948 e il 1950, si venne a definire il sistema sindacale pluralistico nel nostro Paese. L'azione sindacale nei vari Paesi e la sua regolazione è avvenuta in forme diverse, a seconda se, nel campo occidentale, era inserita in Stati la cui tradizione giuridica era di Civil Law, ovvero di Common Law. Nel primo caso, sovente, l’azione sindacale si inquadrava nel modello normativista e nel sistema della codificazione, nel secondo nel primato della contrattazione collettiva, con significative “terze vie” come quelle segnate dagli “ordinamenti intersindacali” e l’intervento promozionale della legge a sostegno dell’azione sindacale. Negli Stati del cosiddetto “socialismo reale” invece, il diritto si preoccupava di attuare in campo giuridico l’interpretazione leninista del marxismo. La divisione sindacale a livello internazionale per blocchi geopolitici dura sino al crollo del Muro di Berlino e alla fine dell’Unione Sovietica. Il crollo del blocco comunista ha travolto anche la FSM, ponendo l’esigenza della costruzione di un’unica Centrale sindacale a livello internazionale. Il percorso, non facile, culminò nel 2006 con la costituzione della Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), frutto della fusione tra ICFTU e WCL (restarono alcune Organizzazioni, tuttora fuori da affiliazioni internazionali, come il sindacato cubano o boliviano, i sindacati in Iran, alcune organizzazioni africane, come la Confederazione dei lavoratori del Sud-Africa). il nuovo sindacalismo internazionale propone da tempo il contrasto al dumping sociale, con l’adozione delle “clausole sociali internazionali”, tema che è diventato il “leit motiv” costante delle rivendicazioni e della sua stessa identità, nell’assunzione del ruolo di “interlocutore” delle istituzioni internazionali. Le clausole sociali internazionali si riferiscono di fatto alla richiesta a tutti gli Stati del mondo di adottare le Convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ad esempio nel quadro delle ratifiche delle adesioni alla Organizzazione Internazionale del Commercio (WTO)
Crollo del muro di Berlino e unità sindacale internazionale
Gandolfo Maurizio Ballistreri
2021-01-01
Abstract
La vicenda del sindacalismo internazionale nel dopoguerra è stata fortemente segnata dalla “guerra fredda”. Anche il sindacalismo italiano fu fortemente influenzato dalla rottura, geopolitica ed ideologica, avvenuta nel sindacalismo internazionale. Infatti, tra il 1948 e il 1950, si venne a definire il sistema sindacale pluralistico nel nostro Paese. L'azione sindacale nei vari Paesi e la sua regolazione è avvenuta in forme diverse, a seconda se, nel campo occidentale, era inserita in Stati la cui tradizione giuridica era di Civil Law, ovvero di Common Law. Nel primo caso, sovente, l’azione sindacale si inquadrava nel modello normativista e nel sistema della codificazione, nel secondo nel primato della contrattazione collettiva, con significative “terze vie” come quelle segnate dagli “ordinamenti intersindacali” e l’intervento promozionale della legge a sostegno dell’azione sindacale. Negli Stati del cosiddetto “socialismo reale” invece, il diritto si preoccupava di attuare in campo giuridico l’interpretazione leninista del marxismo. La divisione sindacale a livello internazionale per blocchi geopolitici dura sino al crollo del Muro di Berlino e alla fine dell’Unione Sovietica. Il crollo del blocco comunista ha travolto anche la FSM, ponendo l’esigenza della costruzione di un’unica Centrale sindacale a livello internazionale. Il percorso, non facile, culminò nel 2006 con la costituzione della Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), frutto della fusione tra ICFTU e WCL (restarono alcune Organizzazioni, tuttora fuori da affiliazioni internazionali, come il sindacato cubano o boliviano, i sindacati in Iran, alcune organizzazioni africane, come la Confederazione dei lavoratori del Sud-Africa). il nuovo sindacalismo internazionale propone da tempo il contrasto al dumping sociale, con l’adozione delle “clausole sociali internazionali”, tema che è diventato il “leit motiv” costante delle rivendicazioni e della sua stessa identità, nell’assunzione del ruolo di “interlocutore” delle istituzioni internazionali. Le clausole sociali internazionali si riferiscono di fatto alla richiesta a tutti gli Stati del mondo di adottare le Convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ad esempio nel quadro delle ratifiche delle adesioni alla Organizzazione Internazionale del Commercio (WTO)File | Dimensione | Formato | |
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