Mors tua, vita mea, morire con il Covid per assenza di posti letto. Profili di responsabilità del "rianimatore".

La pandemia da Covid-19 ha creato un’inedita situazione planetaria di rischio colposo, in cui un virus ancora parzialmente sconosciuto s’interseca con comportamenti umani irresponsabili generando nuove regole precauzionali di condotta che hanno ridefinito il nostro stesso stile di vita. Nelle attività medico-chirurgiche si riscontra, per un verso, l’estraneità dell’art. 590 sexies c.p. all’emergenza coronavirus e, per l’altro, la presenza drammatica di conflitti di doveri tipici dello stato di necessità scusante. Ove il rianimatore non riuscisse a curare più pazienti egualmente bisognosi di cure non potranno entrare in gioco valutazioni utilitaristiche legate all’età del paziente, ma solo alla gravità delle sue condizioni: anche in chiave di esclusione della colpevolezza, la materia trattata non è uno “spazio libero dal diritto”. Occorre quindi un’interpretazione rigorosa del requisito dell’attualità del pericolo, di modo che la scelta non sia più tra una vita più “meritevole” e l’altra, ma tra il salvarne una o nessuna.