Sono sempre più allarmanti i dati che rilevano l’esistenza di molteplici e differenti forme di dipendenza da smartphone che assumono specifiche forme di manifestazione (nomofobia, ringxiety, vamping, ecc.). In tali forme di dipendenza, la possibile mancanza di copertura di rete telefonica o il timore di avere lo Smartphone fuori uso (nomopofia), la sensazione di avvertire continuamente push inesistenti provenienti dal proprio device (ringxiety) e l’esigenza di restare connessi per l’intera notte (vamping), portano i soggetti a manifestare un senso di malessere generalizzato caratterizzato da alti livelli di ansia, vertigini, tremori, difficoltà a respirare, nausea, sudorazione, tachicardia, fino a veri e propri attacchi di panico. Tra gli effetti a lungo termine, invece, si riscontrano tendenza all’isolamento, paura del rifiuto da parte del gruppo, chiusura in se stessi e timore di esporsi in pubblico. Dinanzi a queste problematiche, l’educazione non può restare a guardare, ma deve dare vita a percorsi di prevenzione volti a diminuire la probabilità che ciò si ripeta in futuro. Tali azioni dovrebbero porsi come obiettivo di aumentare il benessere del soggetto e fornirgli quegli strumenti utili per fronteggiare i compiti evolutivi, i cambiamenti esistenziali e le difficoltà che incontrerà nel corso della propria vita. Naturalmente, famiglia e scuola dovranno essere coinvolte in tali percorsi al fine di educare i ragazzi ad essere socialmente competenti: ovvero, dovranno formare giovani in possesso di quel repertorio di abilità cognitive, sociali ed emotive necessarie per instaurare relazioni con gli altri e con l’ambiente circostante reali e adeguate.
Dipendenza da smartphone: il ruolo della prevenzione
Bagnato, Karin
2020-01-01
Abstract
Sono sempre più allarmanti i dati che rilevano l’esistenza di molteplici e differenti forme di dipendenza da smartphone che assumono specifiche forme di manifestazione (nomofobia, ringxiety, vamping, ecc.). In tali forme di dipendenza, la possibile mancanza di copertura di rete telefonica o il timore di avere lo Smartphone fuori uso (nomopofia), la sensazione di avvertire continuamente push inesistenti provenienti dal proprio device (ringxiety) e l’esigenza di restare connessi per l’intera notte (vamping), portano i soggetti a manifestare un senso di malessere generalizzato caratterizzato da alti livelli di ansia, vertigini, tremori, difficoltà a respirare, nausea, sudorazione, tachicardia, fino a veri e propri attacchi di panico. Tra gli effetti a lungo termine, invece, si riscontrano tendenza all’isolamento, paura del rifiuto da parte del gruppo, chiusura in se stessi e timore di esporsi in pubblico. Dinanzi a queste problematiche, l’educazione non può restare a guardare, ma deve dare vita a percorsi di prevenzione volti a diminuire la probabilità che ciò si ripeta in futuro. Tali azioni dovrebbero porsi come obiettivo di aumentare il benessere del soggetto e fornirgli quegli strumenti utili per fronteggiare i compiti evolutivi, i cambiamenti esistenziali e le difficoltà che incontrerà nel corso della propria vita. Naturalmente, famiglia e scuola dovranno essere coinvolte in tali percorsi al fine di educare i ragazzi ad essere socialmente competenti: ovvero, dovranno formare giovani in possesso di quel repertorio di abilità cognitive, sociali ed emotive necessarie per instaurare relazioni con gli altri e con l’ambiente circostante reali e adeguate.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
dipendenza da smartphone_ruolo della prevenzione.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Versione Editoriale (PDF)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
148.12 kB
Formato
Adobe PDF
|
148.12 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.