Le idee artistiche innovative di Verga e Capuana si saldano con la necessità storica di istituire e divulgare una lingua letteraria rispettosa della tradizione, ma anche confrontabile con la realtà linguistica comune e moderna. Su questo versante, i veristi raccolgono, e conducono a esiti inediti, l’eredità di Manzoni. La lezione manzoniana aveva aperto la strada dell’avvicinamento tra lo scritto e il parlato, ma aveva lasciato da risolvere il dilemma di quale fosse il parlato a cui lo scritto doveva avvicinarsi. Il fiorentino moderno colto, varietà prescelta da Manzoni sulla base di convinzioni storiche, estetiche e pratiche, scontava la concorrenza da una parte degli altri dialetti, dall’altra dell’idea di un italiano comune non coincidente con alcun dialetto. Tra questi campi contrapposti, i veristi scelgono un monolinguismo tendenziale, basato sull’italiano comune, venato di elementi fiorentini e di dialettalismi. Il vero, per questi autori, si attinge attraverso l’elemento popolare panitaliano. Nell’elaborazione del metodo verista fin dagli anni Sessanta è centrale l’ideale dell’impersonalità. Esso consiste nell’atteggiamento scientificamente osservativo dell’autore rispetto agli eventi, realizzato attraverso l’invenzione di un narratore intermedio imparziale che non finga di rappresentare l’autore, né coincida con uno dei personaggi, ma rimanga fuori dalla vicenda e ceda la parola ora a un personaggio, ora al coro che rappresenta la mentalità dominante della comunità. Potremmo identificare questo narratore terzo con la storia stessa.
Lingua e stile
Fabio RuggianoPrimo
2022-01-01
Abstract
Le idee artistiche innovative di Verga e Capuana si saldano con la necessità storica di istituire e divulgare una lingua letteraria rispettosa della tradizione, ma anche confrontabile con la realtà linguistica comune e moderna. Su questo versante, i veristi raccolgono, e conducono a esiti inediti, l’eredità di Manzoni. La lezione manzoniana aveva aperto la strada dell’avvicinamento tra lo scritto e il parlato, ma aveva lasciato da risolvere il dilemma di quale fosse il parlato a cui lo scritto doveva avvicinarsi. Il fiorentino moderno colto, varietà prescelta da Manzoni sulla base di convinzioni storiche, estetiche e pratiche, scontava la concorrenza da una parte degli altri dialetti, dall’altra dell’idea di un italiano comune non coincidente con alcun dialetto. Tra questi campi contrapposti, i veristi scelgono un monolinguismo tendenziale, basato sull’italiano comune, venato di elementi fiorentini e di dialettalismi. Il vero, per questi autori, si attinge attraverso l’elemento popolare panitaliano. Nell’elaborazione del metodo verista fin dagli anni Sessanta è centrale l’ideale dell’impersonalità. Esso consiste nell’atteggiamento scientificamente osservativo dell’autore rispetto agli eventi, realizzato attraverso l’invenzione di un narratore intermedio imparziale che non finga di rappresentare l’autore, né coincida con uno dei personaggi, ma rimanga fuori dalla vicenda e ceda la parola ora a un personaggio, ora al coro che rappresenta la mentalità dominante della comunità. Potremmo identificare questo narratore terzo con la storia stessa.Pubblicazioni consigliate
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