Il nuovo interesse nei confronti della small urbanity, finalmente, indirizza e sostiene una migliore conoscenza delle dinamiche locali: da una parte l’attenzione al tema della fragilità e dell’abbandono, al contempo un ritorno ai luoghi all’insegna dell’innovazione, dell’inserimento nella dimensione del passaggio e delle emergenti forme di comunità. Il sistema ambientale e paesaggistico messinese dalla metà del secolo scorso ha subito una pesante espansione insediativa che, partendo dalla costa, ha risalito i versanti attraverso le direttrici delle fiumare andando a determinare una seria condizione di rischio, amplificata dalla regressione dei territori destinati all’agricoltura. Si tratta di un paesaggio rurale che, a partire dagli anni ’50, ha visto lo spopolamento dei piccoli centri (villaggi) peloritani e l’abbandono di una enorme superficie di aree terrazzate (le “armacie”). Questi fenomeni inesorabili ci hanno consegnato un patrimonio dimenticato e ciclicamente percorso dagli incendi che, deprivando il suolo dalla copertura vegetale, esaltano i fenomeni erosivi e il dissesto idrogeologico. Nonostante ciò, le testimonianze delle attività agrarie tradizionali sono ancora evidenti e permangono anche le tracce di una sapiente azione di addomesticamento e sfruttamento delle risorse naturali, come la capillare rete di gallerie filtranti, cunicoli e pozzi, finalizzata al convogliamento dell’acqua nelle parti terminali delle valli per le coltivazioni irrigue. Siamo in presenza di un capitale territoriale disarmato – stremato, ma ancora vivo e in attesa – il cui ruolo strategico nell’ambito delle operazioni di riqualificazione è testimoniato dalla molteplicità degli assi di finanziamento (regionali, nazionali ed europei) per il recupero delle identità locali, il ripristino dei paesaggi agrari tradizionali e il contenimento dei fenomeni di erosione e di dissesto idrogeologico a sostegno delle pratiche agricole tradizionali.
Paesaggi della smallness. Piccoli centri e patrimonio rurale nel sistema ambientale e paesaggistico messinese
Marina, Arena
Primo
2023-01-01
Abstract
Il nuovo interesse nei confronti della small urbanity, finalmente, indirizza e sostiene una migliore conoscenza delle dinamiche locali: da una parte l’attenzione al tema della fragilità e dell’abbandono, al contempo un ritorno ai luoghi all’insegna dell’innovazione, dell’inserimento nella dimensione del passaggio e delle emergenti forme di comunità. Il sistema ambientale e paesaggistico messinese dalla metà del secolo scorso ha subito una pesante espansione insediativa che, partendo dalla costa, ha risalito i versanti attraverso le direttrici delle fiumare andando a determinare una seria condizione di rischio, amplificata dalla regressione dei territori destinati all’agricoltura. Si tratta di un paesaggio rurale che, a partire dagli anni ’50, ha visto lo spopolamento dei piccoli centri (villaggi) peloritani e l’abbandono di una enorme superficie di aree terrazzate (le “armacie”). Questi fenomeni inesorabili ci hanno consegnato un patrimonio dimenticato e ciclicamente percorso dagli incendi che, deprivando il suolo dalla copertura vegetale, esaltano i fenomeni erosivi e il dissesto idrogeologico. Nonostante ciò, le testimonianze delle attività agrarie tradizionali sono ancora evidenti e permangono anche le tracce di una sapiente azione di addomesticamento e sfruttamento delle risorse naturali, come la capillare rete di gallerie filtranti, cunicoli e pozzi, finalizzata al convogliamento dell’acqua nelle parti terminali delle valli per le coltivazioni irrigue. Siamo in presenza di un capitale territoriale disarmato – stremato, ma ancora vivo e in attesa – il cui ruolo strategico nell’ambito delle operazioni di riqualificazione è testimoniato dalla molteplicità degli assi di finanziamento (regionali, nazionali ed europei) per il recupero delle identità locali, il ripristino dei paesaggi agrari tradizionali e il contenimento dei fenomeni di erosione e di dissesto idrogeologico a sostegno delle pratiche agricole tradizionali.Pubblicazioni consigliate
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