L’ultima raccolta poetica di Peri Rossi fino ad oggi è Las Replicantes (Palencia, Ediciones Cálamo) del 2016, libro non così distante dalle sue origini poetiche, che, come dice il titolo, costituisce una replica: una replica di antichi amori, di desideri inconfessati, di ossessioni spesso feconde, di vincoli con il passato. In apertura di silloge la lirica Camello segna temi ricorrenti: il viaggio in barca dall’Uruguay in piena dittatura e il richiamo del vecchio continente che l’avrebbe accolta nel 1973 (Berlino e Parigi prima di stabilirsi definitivamente a Barcellona); il male di vivere; la perdita delle certezze; il sesso come rifugio dell’anima, ma al tempo stesso come soddisfacimento della carne. Il tutto è evocato attraverso una lingua fluida, poco ragionata che tradisce la mestizia legata alla regressione, accogliendo l’etimologia latina del verbo regredire composto da re- e gradi, dunque «camminare all’indietro». Ed in questo muoversi doloroso attraverso il passato, la reiterazione ossessiva di «como un camello ciego» scandisce l’inizio, il riordino e la fine dei diversi eventi narrati dalla poetessa, segnando una saldezza di costruzione del discorso poetico ed una “gerarchizzazione” degli eventi, in assenza di decori od ornamenti linguistici.
Antipoesia, lessico d’uso, “verbo profano” in Cristina Peri Rossi
Savoca, M
2020-01-01
Abstract
L’ultima raccolta poetica di Peri Rossi fino ad oggi è Las Replicantes (Palencia, Ediciones Cálamo) del 2016, libro non così distante dalle sue origini poetiche, che, come dice il titolo, costituisce una replica: una replica di antichi amori, di desideri inconfessati, di ossessioni spesso feconde, di vincoli con il passato. In apertura di silloge la lirica Camello segna temi ricorrenti: il viaggio in barca dall’Uruguay in piena dittatura e il richiamo del vecchio continente che l’avrebbe accolta nel 1973 (Berlino e Parigi prima di stabilirsi definitivamente a Barcellona); il male di vivere; la perdita delle certezze; il sesso come rifugio dell’anima, ma al tempo stesso come soddisfacimento della carne. Il tutto è evocato attraverso una lingua fluida, poco ragionata che tradisce la mestizia legata alla regressione, accogliendo l’etimologia latina del verbo regredire composto da re- e gradi, dunque «camminare all’indietro». Ed in questo muoversi doloroso attraverso il passato, la reiterazione ossessiva di «como un camello ciego» scandisce l’inizio, il riordino e la fine dei diversi eventi narrati dalla poetessa, segnando una saldezza di costruzione del discorso poetico ed una “gerarchizzazione” degli eventi, in assenza di decori od ornamenti linguistici.Pubblicazioni consigliate
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