Con la felice coincidenza del trentennale della pubblicazione di Testimonio de invierno (1990) si raccolgono in questo volume quattro studi sul poeta andaluso Antonio Carvajal (Albolote, 1943). Il primo, dal titolo La spazialità celeste della poesia, è l’introduzione che Tito Furnari scrisse nel 1994 a Rapsodia andalusa, antologia di traduzioni dell’opera di Antonio Carvajal fatte da Rosario Trovato. Nello stesso anno tre liriche di questo volumetto (No me podrán llamar desventurado, Tampoco tengo nombre ed Enero en las ventanas) vennero travasate nella rivista «Sendebar». Il secondo e il terzo sono due prologhi a firma del più fecondo traduttore carvajaliano in Italia (R. T.): si tratta della Nota introduttiva a “Poemi di Granada e altri versi” del 2010, miscellanea di versioni da diverse opere dell’andaluso dal 1968 al 1996, che in chiusura ospita la traduzione di Paráfrasis de las siete palabras de Cristo en la cruz di Lucia Valori; l’altra è l’Introduzione a “Quasi una fantasia” del 2017 (Antonio Carvajal, Quasi una fantasia, a cura di Rosario Trovato, con testo a fronte, Algra Editore), traduzione del poemetto del 1975 Casi una fantasía, nella quale il traduttore si cimenta con le 62 sestine originali. Il quarto contributo, a firma di Monica Savoca — Grammaticalità e semanticità in Carvajal: lingua poetico-specializzata e casi di lessico ornitologico —, analizza alcuni aspetti della lingua di Carvajal che riguardano la relazione tra grammaticalità e semanticità, soffermandosi poi su una porzione di lessico ornitologico che in Carvajal ha importanti derive semantiche. In appendice si ripropongono tre liriche dedicate al poeta in occasione dei 40 anni dalla pubblicazione di Tigres en el jardín.

Grammaticalità e semanticità in Carvajal: lingua poetico-specializzata e casi di lessico ornitologico

Savoca, M
2020-01-01

Abstract

Con la felice coincidenza del trentennale della pubblicazione di Testimonio de invierno (1990) si raccolgono in questo volume quattro studi sul poeta andaluso Antonio Carvajal (Albolote, 1943). Il primo, dal titolo La spazialità celeste della poesia, è l’introduzione che Tito Furnari scrisse nel 1994 a Rapsodia andalusa, antologia di traduzioni dell’opera di Antonio Carvajal fatte da Rosario Trovato. Nello stesso anno tre liriche di questo volumetto (No me podrán llamar desventurado, Tampoco tengo nombre ed Enero en las ventanas) vennero travasate nella rivista «Sendebar». Il secondo e il terzo sono due prologhi a firma del più fecondo traduttore carvajaliano in Italia (R. T.): si tratta della Nota introduttiva a “Poemi di Granada e altri versi” del 2010, miscellanea di versioni da diverse opere dell’andaluso dal 1968 al 1996, che in chiusura ospita la traduzione di Paráfrasis de las siete palabras de Cristo en la cruz di Lucia Valori; l’altra è l’Introduzione a “Quasi una fantasia” del 2017 (Antonio Carvajal, Quasi una fantasia, a cura di Rosario Trovato, con testo a fronte, Algra Editore), traduzione del poemetto del 1975 Casi una fantasía, nella quale il traduttore si cimenta con le 62 sestine originali. Il quarto contributo, a firma di Monica Savoca — Grammaticalità e semanticità in Carvajal: lingua poetico-specializzata e casi di lessico ornitologico —, analizza alcuni aspetti della lingua di Carvajal che riguardano la relazione tra grammaticalità e semanticità, soffermandosi poi su una porzione di lessico ornitologico che in Carvajal ha importanti derive semantiche. In appendice si ripropongono tre liriche dedicate al poeta in occasione dei 40 anni dalla pubblicazione di Tigres en el jardín.
2020
978-88-9341-404-3
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