Primo di una nuova collana, il presente volume intende approcciarsi al pedagogico riconoscendogli una natura variegata e complessa, dove l’analisi dei fenomeni didattici e formativi prende avvio dai migliori risultati della scienza, sia dal punto di vista esplorativo che da quello attuativo delle prassi. Nel desiderio di rispondere ai tentativi di emarginazione pedagogica, ormai culturalmente e socialmente imperanti e inaccettabili, la pedagogia deve volgersi a sfidare idee e valori radicati per espandere la conoscenza, esortando i professionisti dell’educativo a prendere coscienza del ruolo e della forza culturale che hanno nella società. Costruire la conoscenza dentro e fuori l’istruzione richiede che professionisti e destinatari a cui è rivolta la proposta culturale apprendano a confrontarsi, abbandonando il pregiudizio e la credenza ingenua a favore del “diritto alla domanda”, che si eleva al di sopra del sapere e che non richiede risposte preconfezionate. È a partire, dunque, dal dubbio, in quanto principio fondante della scienza, che la pedagogia può trasformarsi in scienza critica e riflessiva, capace di coniugare teoria e pratica entro un solido e fertile terreno, privo di ogni forma di prescrittivismo banalizzante l’azione e scevro da una consapevolezza critica volta a orientare la pratica. Il volume vuole sostenere l’idea di una pedagogia capace di alimentarsi di rispetto, di tolleranza, di umiltà, di apertura al nuovo, di flessibilità, di curiosità, di differenza, ma il cui rigore è dato soprattutto dalla sua robustezza metodologica che ne integra natura ed essenza. Indagine disciplinata da una conoscenza storicamente, culturalmente e politicamente legata a riferimenti scientificamente fondati, la pedagogia si afferma nell’intersezione culturale tra settori educativi di area diversa (storia della pedagogia, pedagogia generale, didattica e ricerca educativa), intendendosi come processo, come lungo viaggio, talvolta ripetuto, al centro del quale, si pone l’autocritica, quale strumento essenziale sia dell’insegnamento che dell’apprendimento, che attribuisce a ricercatori, educatori, insegnanti e formatori la responsabilità di interrogare le proprie ipotesi e la propria azione, ma soprattutto di innovare e costantemente riflettere su quanto innovato. In questo senso, l’opera rappresenta un elogio a quella pedagogia capace di superare barriere, di abbattere muri, di interagire, di far lavorare insieme, di collaborare e di continuare a costruire competenza nell’intento di migliorare il domani, affermandosi disciplina capace di evitare diatribe esasperate ed inutili, di muoversi tra i confini della teoretica e della pratica, del pedagogico e del didattico, del teorico e dell’empirico e di guardare lontano con il contributo di coloro che credono in essa.
Il rapporto tra pensiero visivo, pensiero creativo e pensiero critico nei processi di insegnamento-apprendimento
Antonella Nuzzaci
;
2019-01-01
Abstract
Primo di una nuova collana, il presente volume intende approcciarsi al pedagogico riconoscendogli una natura variegata e complessa, dove l’analisi dei fenomeni didattici e formativi prende avvio dai migliori risultati della scienza, sia dal punto di vista esplorativo che da quello attuativo delle prassi. Nel desiderio di rispondere ai tentativi di emarginazione pedagogica, ormai culturalmente e socialmente imperanti e inaccettabili, la pedagogia deve volgersi a sfidare idee e valori radicati per espandere la conoscenza, esortando i professionisti dell’educativo a prendere coscienza del ruolo e della forza culturale che hanno nella società. Costruire la conoscenza dentro e fuori l’istruzione richiede che professionisti e destinatari a cui è rivolta la proposta culturale apprendano a confrontarsi, abbandonando il pregiudizio e la credenza ingenua a favore del “diritto alla domanda”, che si eleva al di sopra del sapere e che non richiede risposte preconfezionate. È a partire, dunque, dal dubbio, in quanto principio fondante della scienza, che la pedagogia può trasformarsi in scienza critica e riflessiva, capace di coniugare teoria e pratica entro un solido e fertile terreno, privo di ogni forma di prescrittivismo banalizzante l’azione e scevro da una consapevolezza critica volta a orientare la pratica. Il volume vuole sostenere l’idea di una pedagogia capace di alimentarsi di rispetto, di tolleranza, di umiltà, di apertura al nuovo, di flessibilità, di curiosità, di differenza, ma il cui rigore è dato soprattutto dalla sua robustezza metodologica che ne integra natura ed essenza. Indagine disciplinata da una conoscenza storicamente, culturalmente e politicamente legata a riferimenti scientificamente fondati, la pedagogia si afferma nell’intersezione culturale tra settori educativi di area diversa (storia della pedagogia, pedagogia generale, didattica e ricerca educativa), intendendosi come processo, come lungo viaggio, talvolta ripetuto, al centro del quale, si pone l’autocritica, quale strumento essenziale sia dell’insegnamento che dell’apprendimento, che attribuisce a ricercatori, educatori, insegnanti e formatori la responsabilità di interrogare le proprie ipotesi e la propria azione, ma soprattutto di innovare e costantemente riflettere su quanto innovato. In questo senso, l’opera rappresenta un elogio a quella pedagogia capace di superare barriere, di abbattere muri, di interagire, di far lavorare insieme, di collaborare e di continuare a costruire competenza nell’intento di migliorare il domani, affermandosi disciplina capace di evitare diatribe esasperate ed inutili, di muoversi tra i confini della teoretica e della pratica, del pedagogico e del didattico, del teorico e dell’empirico e di guardare lontano con il contributo di coloro che credono in essa.Pubblicazioni consigliate
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