Dimensione occupazionale ed economica della cooperazione sociale nel mezzogiorno.

In una fase storica nella quale lo sviluppo capitalistico – anche, e soprattutto, nei luoghi caratterizzati da distorsioni e ritardi – è lento e faticoso, la cooperazione sociale (e l’impresa sociale) si presenta come un fattore, non stiamo dicendo il fattore unico e solo, che può favorire, al tempo stesso, la nascita delle precondizioni indispensabili perché i processi di sviluppo siano sostenibili nel tempo, ed elemento di consolidamento dei processi di incremento della produzione e dell’occupazione. Il Mezzogiorno d’Italia, da questo punto di vista, è proprio in una condizione strutturale tale che molto potrebbe beneficiare di un vero rafforzamento della cooperazione sociale, o per meglio dire, di una crescita di un’imprenditoria sociale forte e attiva sul fronte anche di quelle trasformazioni digitali e ambientali dalle quali tanto ci aspettiamo sul fronte del miglioramento della vita di tutti gli abitanti della Terra. Certamente oggi, come proveremo a far vedere nelle pagine che seguono, le cooperative e le imprese sociali del Mezzogiorno sono, anche quando considerate nel loro complesso, una realtà ancora in erba, troppo debole dal punto di vista economico e finanziario e poco strutturate dal punto di vista della capacità di intercettare opportunità di crescita e di business che provengono, non tanto da una pubblica amministrazione sfibrata, inefficiente e senza risorse, ma dall’allargamento dei mercati e dalle possibilità che oggi la legislazione riconosce a esse di cimentarsi su fronti nuovi: uno per tutti l’agricoltura sociale. Nelle pagine che seguono saranno interpretati e commentati i dati Istat relativi alle Coopsociali attive nel Mezzogiorno, in particolare l’attenzione sarà posta su due specifiche dimensioni, “dimensione occupazionale” e “dimensione economica”, attraverso le quali si proverà a cogliere e a mettere in evidenza alcune peculiarità del settore in esame.