Il conformismo è una tra le patologie più pericolose delle attuali democrazie, attraversate da spettatori passivi che, sradicati da ogni relazione significativa, si com-portano allo stesso modo, “portandosi insieme” verso la stessa direzione, mai scelta ma convenzionalmente imposta. Muovendosi all’unisono, essi assistono con indifferenza al mondo che li circonda, senza trovare il coraggio di prenderne parte. Eppure, quello stesso individuo che acriticamente si conforma a una “normalità” spersonalizzante, può invece scegliere di essere difforme. In dialogo con gli ultimi scritti di Arendt – dedicati all’analisi della socratica facoltà del pensiero e della kantiana facoltà del giudizio – il contributo si propone di rintracciare nel «due-in-uno» della coscienza morale e nella «mentalità allargata» dello spettatore politico l’audace proposta di una nuova soggettività morale che, oltre ogni deriva atomistica, si riscopre già da sempre con-altri. La politica potrà allora diventare uno spazio di confronto tra le differenze solo se ogni singolo si riconosce strutturalmente duale nel pensiero e plurale nel giudizio, comprendendosi come “spazio a più voci”, da ascoltare ed ospitare. La riflessione della filosofa traccia così l’itinerario di una possibile rivoluzione etica, la rivoluzione di un un’esistenza “plurifonica” che, sopportando in sé il peso del conflitto, può prender posizione discordante contro ogni tacito accomodamento sociale. Nella consapevolezza che, contro l’unidirezionalità conformista della politica attuale, «la rivoluzione o sarà etica o non sarà mai» .
Lo spettatore plurifonico: il nuovo soggetto morale nella teoria del giudizio di Hannah Arendt
PACILE', Maria Teresa
2024-01-01
Abstract
Il conformismo è una tra le patologie più pericolose delle attuali democrazie, attraversate da spettatori passivi che, sradicati da ogni relazione significativa, si com-portano allo stesso modo, “portandosi insieme” verso la stessa direzione, mai scelta ma convenzionalmente imposta. Muovendosi all’unisono, essi assistono con indifferenza al mondo che li circonda, senza trovare il coraggio di prenderne parte. Eppure, quello stesso individuo che acriticamente si conforma a una “normalità” spersonalizzante, può invece scegliere di essere difforme. In dialogo con gli ultimi scritti di Arendt – dedicati all’analisi della socratica facoltà del pensiero e della kantiana facoltà del giudizio – il contributo si propone di rintracciare nel «due-in-uno» della coscienza morale e nella «mentalità allargata» dello spettatore politico l’audace proposta di una nuova soggettività morale che, oltre ogni deriva atomistica, si riscopre già da sempre con-altri. La politica potrà allora diventare uno spazio di confronto tra le differenze solo se ogni singolo si riconosce strutturalmente duale nel pensiero e plurale nel giudizio, comprendendosi come “spazio a più voci”, da ascoltare ed ospitare. La riflessione della filosofa traccia così l’itinerario di una possibile rivoluzione etica, la rivoluzione di un un’esistenza “plurifonica” che, sopportando in sé il peso del conflitto, può prender posizione discordante contro ogni tacito accomodamento sociale. Nella consapevolezza che, contro l’unidirezionalità conformista della politica attuale, «la rivoluzione o sarà etica o non sarà mai» .Pubblicazioni consigliate
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