Il miglioramento complessivo, registrato negli ultimi anni, a livello europeo e nazionale, in termini di abbandono scolastico, non deve far trascurare due aspetti. Il primo è che restano ampie le distanze tra paesi sia a livello Ue che all’interno del nostro paese. Inoltre, mentre calano, sempre a livello europeo che nazionale, gli abbandoni “espliciti”, dopo il Covid sono aumentati quelli “impliciti”. Ovvero gli studenti che, pur completando il percorso di studi, non raggiungono competenze adeguate. È importante, innanzitutto, porre l’accento sul fatto che i dati aggregati minimizzano il problema della dispersione scolastica. Per cogliere nella sua completezza il fenomeno occorre dunque partire da dati disaggregati a livello europeo, nazionale e regionale. Quello della dispersione è un fenomeno particolarmente visibile soprattutto tra gli studenti in condizioni di fragilità, ovvero di svantaggio socioeconomico e culturale familiare. Si parla infatti di “dispersione da basso background familiare”, quando la causa della dispersione, dell’allontanamento dalla scuola scaturisce dal ridotto livello di istruzione dei genitori, piuttosto che dalla condizione di povertà economica della famiglia, o ancora dalla scarsa dotazione di particolari beni come personal computer, accesso a internet ed altro. L’indicatore utilizzato a livello internazionale per misurare il livello di background degli studenti è l’Economic, Social and Cultural Status Index: gli alunni che partono da condizioni più favorevoli conseguono “mediamente” risultati più alti degli alunni svantaggiati e viceversa (paragrafo 2). Se è vero che la famiglia gioca spesso un ruolo chiave nel processo di allontanamento dalla principale istituzione educativa, è anche vero che le politiche di contrasto non possono non considerare questo dato di partenza. Tuttavia, le azioni antidispersione, nell’ambito delle politiche soprattutto scolastiche, non sempre vanno nella giusta direzione, in quanto sembrano sottovalutare il ruolo esercitato dallo status socio-economico e culturale sulla partecipazione scolastica dello studente a rischio. In particolare, in questo scritto si avvia una prima riflessione sulle politiche scolastiche centrate sull’innovazione digitale, decisive certamente nel ridurre il digital divide, nel porre un freno al fenomeno della dispersione implicita, da carenza di competenze e conoscenze, ma rispetto alla dispersione esplicita, il digitale è una risorsa o piuttosto un limite?
Quando la dispersione è dovuta al basso background, la digitalizzazione scolastica rischia di alimentare il fenomeno
Verde Melania
2024-01-01
Abstract
Il miglioramento complessivo, registrato negli ultimi anni, a livello europeo e nazionale, in termini di abbandono scolastico, non deve far trascurare due aspetti. Il primo è che restano ampie le distanze tra paesi sia a livello Ue che all’interno del nostro paese. Inoltre, mentre calano, sempre a livello europeo che nazionale, gli abbandoni “espliciti”, dopo il Covid sono aumentati quelli “impliciti”. Ovvero gli studenti che, pur completando il percorso di studi, non raggiungono competenze adeguate. È importante, innanzitutto, porre l’accento sul fatto che i dati aggregati minimizzano il problema della dispersione scolastica. Per cogliere nella sua completezza il fenomeno occorre dunque partire da dati disaggregati a livello europeo, nazionale e regionale. Quello della dispersione è un fenomeno particolarmente visibile soprattutto tra gli studenti in condizioni di fragilità, ovvero di svantaggio socioeconomico e culturale familiare. Si parla infatti di “dispersione da basso background familiare”, quando la causa della dispersione, dell’allontanamento dalla scuola scaturisce dal ridotto livello di istruzione dei genitori, piuttosto che dalla condizione di povertà economica della famiglia, o ancora dalla scarsa dotazione di particolari beni come personal computer, accesso a internet ed altro. L’indicatore utilizzato a livello internazionale per misurare il livello di background degli studenti è l’Economic, Social and Cultural Status Index: gli alunni che partono da condizioni più favorevoli conseguono “mediamente” risultati più alti degli alunni svantaggiati e viceversa (paragrafo 2). Se è vero che la famiglia gioca spesso un ruolo chiave nel processo di allontanamento dalla principale istituzione educativa, è anche vero che le politiche di contrasto non possono non considerare questo dato di partenza. Tuttavia, le azioni antidispersione, nell’ambito delle politiche soprattutto scolastiche, non sempre vanno nella giusta direzione, in quanto sembrano sottovalutare il ruolo esercitato dallo status socio-economico e culturale sulla partecipazione scolastica dello studente a rischio. In particolare, in questo scritto si avvia una prima riflessione sulle politiche scolastiche centrate sull’innovazione digitale, decisive certamente nel ridurre il digital divide, nel porre un freno al fenomeno della dispersione implicita, da carenza di competenze e conoscenze, ma rispetto alla dispersione esplicita, il digitale è una risorsa o piuttosto un limite?Pubblicazioni consigliate
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