Attraverso un’analisi di alcune pagine di Totalità e Infinito (1961) di Emmanuel Lévinas, il contributo intende analizzare la fenomenologia del desiderio che, nelle pagine del filosofo ebreo, si dispiega come momento fondamentale della costituzione della soggettività. Quest’ultima si afferma nella propria indipendenza e sovranità sul mondo in quanto “soggetto di bisogni”, che realizza la propria felicità attraverso la soddisfazione di ogni istinto e così colma ogni mancanza, diventando auto-sufficiente. Eppure, la totalità così realizzata nel godimento viene messa in discussione dall’irruzione dell’Infinito: di fronte al Volto dell’Altro e al suo comandamento etico – “Non uccidere!” – il soggetto si scopre infatti abitato non solo dalla nostalgia di una pienezza perduta, non solo da bisogni finiti che, esauditi, vengono sostituiti in un circolo vizioso, ma da un desiderio metafisico che lo destina a ciò che è radicalmente Altro, non più oggetto da conquistare, ma «volto», che somiglia al «desiderio di un paese nel quale non siamo mai nati» . Le visage è, infatti, un «enigma»: irrompe all’improvviso, come uno sconosciuto che bussa alla porta, chiedendo di essere ascoltato. Su di esso non si può più potere, poiché mette sotto scacco ogni pulsione possessiva della coscienza, chiamandola alla responsabilità. Mai conquistato, il volto può essere tutt’al più «accarezzato», avvicinato da un contatto che custodisce senza profanare, che tocca senza violare, si approssima senza costringere, come emerge in alcune pagine che Lévinas dedica alla fenomenologia dell’eros attraverso le quali il contributo tenterà di descrivere un modello di relazione etica – e successivamente politica – che permetta di accogliere l’Altro senza mai negarlo nella sua differenza. In dialogo con Emmanuel Lévinas e con la sapienza biblica che trova eco nei suoi scritti, è possibile allora riscoprire anche nella filosofia un gesto etico di risposta, un “Eccomi!” responsabile di fronte ad Altri, una riflessione che farà più che pensare, poiché non più desiderio di conoscenza assoluta, ma espressione di una «sagesse du désir», sophia di un’autentica philia, di un desiderio di Giustizia che ritrova nella relazione la cifra più autentica dell’umano.
«Eccomi per-l’altro!»: la Sagesse du Désir in Emmanuel Lévinas
PACILE', Maria Teresa
2024-01-01
Abstract
Attraverso un’analisi di alcune pagine di Totalità e Infinito (1961) di Emmanuel Lévinas, il contributo intende analizzare la fenomenologia del desiderio che, nelle pagine del filosofo ebreo, si dispiega come momento fondamentale della costituzione della soggettività. Quest’ultima si afferma nella propria indipendenza e sovranità sul mondo in quanto “soggetto di bisogni”, che realizza la propria felicità attraverso la soddisfazione di ogni istinto e così colma ogni mancanza, diventando auto-sufficiente. Eppure, la totalità così realizzata nel godimento viene messa in discussione dall’irruzione dell’Infinito: di fronte al Volto dell’Altro e al suo comandamento etico – “Non uccidere!” – il soggetto si scopre infatti abitato non solo dalla nostalgia di una pienezza perduta, non solo da bisogni finiti che, esauditi, vengono sostituiti in un circolo vizioso, ma da un desiderio metafisico che lo destina a ciò che è radicalmente Altro, non più oggetto da conquistare, ma «volto», che somiglia al «desiderio di un paese nel quale non siamo mai nati» . Le visage è, infatti, un «enigma»: irrompe all’improvviso, come uno sconosciuto che bussa alla porta, chiedendo di essere ascoltato. Su di esso non si può più potere, poiché mette sotto scacco ogni pulsione possessiva della coscienza, chiamandola alla responsabilità. Mai conquistato, il volto può essere tutt’al più «accarezzato», avvicinato da un contatto che custodisce senza profanare, che tocca senza violare, si approssima senza costringere, come emerge in alcune pagine che Lévinas dedica alla fenomenologia dell’eros attraverso le quali il contributo tenterà di descrivere un modello di relazione etica – e successivamente politica – che permetta di accogliere l’Altro senza mai negarlo nella sua differenza. In dialogo con Emmanuel Lévinas e con la sapienza biblica che trova eco nei suoi scritti, è possibile allora riscoprire anche nella filosofia un gesto etico di risposta, un “Eccomi!” responsabile di fronte ad Altri, una riflessione che farà più che pensare, poiché non più desiderio di conoscenza assoluta, ma espressione di una «sagesse du désir», sophia di un’autentica philia, di un desiderio di Giustizia che ritrova nella relazione la cifra più autentica dell’umano.Pubblicazioni consigliate
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