A partire dagli anni Novanta il nesso “sviluppo-democrazia” è stato posto alla base delle nuove politiche di cooperazione allo sviluppo dell’Unione Europea. Questo contributo intende ricostruire le origini di questo nesso, indagando l’azione che la Comunità Economica Europea ha portato avanti nel corso degli anni Ottanta in un contesto internazionale denso di profondi cambiamenti. La decade si aprì con la crisi del debito, che provocò il fallimento del sistema di welfare state e l’affermazione dei principi neoliberisti, e continuò con gli shock del sistema alimentare globale, provocati prima da una crisi di sovrapproduzione e poi da una forte carestia. In tale contesto di instabilità, la CEE cercò di rimodulare le politiche di cooperazione allo sviluppo agendo su più fronti; in primis, rivalutò i propri rapporti commerciali esterni, fondati sul principio dell’associazionismo, con i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), inaugurando un nuovo piano di razionalizzazione delle risorse che legava la concessione degli aiuti al raggiungimento di determinati standard socio-economici da parte dei paesi riceventi; in secondo luogo, in sede GATT, difese strenuamente contro le insistenze degli Stati Uniti, avanzate in sede GATT, di liberalizzazione commerciale del mercato agricolo, difendendo il proprio sistema di politica agricola comune (PAC); ed in ultimo, ma non per importanza, decise di rivitalizzare il settore degli aiuti alimentari, triplicando la mole degli investimenti destinata a questa categoria. Questo rinnovato interesse della CEE verso le tematiche legate al food aid e alla food security si inserì in un dibattito più ampio sulle teorie dello sviluppo che fu inaugurato proprio negli anni Ottanta, grazie agli studi di due illustri economisti che furono Mahbub ul Haq e Amartya Sen, per i quali lo sviluppo non doveva essere inteso solo nella sua dimensione prettamente economica, ma avrebbe dovuto tenere conto di una dimensione umana e che guardava al benessere e alla qualità di vita delle popolazioni. Nello specifico, Sen si occupò di studiare le condizioni di frequenti carestie e insicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo. L’economista propose come soluzione a queste profonde sperequazioni la realizzazione di corrette condizioni politiche e socio-economiche, definite capacità effettive, implementando sia le libertà negative che quelle positive e, quindi, intrecciando il concetto di sviluppo economico con quello di democrazia e con i criteri di giustizia sociale, uguaglianza e libertà. Lo scopo del presente lavoro è quello di ricostruire – sulla base della letteratura esistente e la documentazione degli Archivi storici dell’UE – le politiche di sviluppo elaborate dalla CEE negli anni Ottanta per comprendere se e come il nesso fra democrazia e sviluppo sia entrato nelle strategie di sviluppo della Comunità e, dunque, se esista continuità con la politica di cooperazione allo sviluppo dell’UE degli anni Novanta e più in generale con i nuovi orientamenti dell’economia dello sviluppo dell’epoca.
Alle origini delle politiche di cooperazione allo sviluppo dell'UE: il ruolo della CEE negli anni Ottanta e il nesso tra sviluppo e democrazia
Mariaserena Cannistraci
2024-01-01
Abstract
A partire dagli anni Novanta il nesso “sviluppo-democrazia” è stato posto alla base delle nuove politiche di cooperazione allo sviluppo dell’Unione Europea. Questo contributo intende ricostruire le origini di questo nesso, indagando l’azione che la Comunità Economica Europea ha portato avanti nel corso degli anni Ottanta in un contesto internazionale denso di profondi cambiamenti. La decade si aprì con la crisi del debito, che provocò il fallimento del sistema di welfare state e l’affermazione dei principi neoliberisti, e continuò con gli shock del sistema alimentare globale, provocati prima da una crisi di sovrapproduzione e poi da una forte carestia. In tale contesto di instabilità, la CEE cercò di rimodulare le politiche di cooperazione allo sviluppo agendo su più fronti; in primis, rivalutò i propri rapporti commerciali esterni, fondati sul principio dell’associazionismo, con i Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), inaugurando un nuovo piano di razionalizzazione delle risorse che legava la concessione degli aiuti al raggiungimento di determinati standard socio-economici da parte dei paesi riceventi; in secondo luogo, in sede GATT, difese strenuamente contro le insistenze degli Stati Uniti, avanzate in sede GATT, di liberalizzazione commerciale del mercato agricolo, difendendo il proprio sistema di politica agricola comune (PAC); ed in ultimo, ma non per importanza, decise di rivitalizzare il settore degli aiuti alimentari, triplicando la mole degli investimenti destinata a questa categoria. Questo rinnovato interesse della CEE verso le tematiche legate al food aid e alla food security si inserì in un dibattito più ampio sulle teorie dello sviluppo che fu inaugurato proprio negli anni Ottanta, grazie agli studi di due illustri economisti che furono Mahbub ul Haq e Amartya Sen, per i quali lo sviluppo non doveva essere inteso solo nella sua dimensione prettamente economica, ma avrebbe dovuto tenere conto di una dimensione umana e che guardava al benessere e alla qualità di vita delle popolazioni. Nello specifico, Sen si occupò di studiare le condizioni di frequenti carestie e insicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo. L’economista propose come soluzione a queste profonde sperequazioni la realizzazione di corrette condizioni politiche e socio-economiche, definite capacità effettive, implementando sia le libertà negative che quelle positive e, quindi, intrecciando il concetto di sviluppo economico con quello di democrazia e con i criteri di giustizia sociale, uguaglianza e libertà. Lo scopo del presente lavoro è quello di ricostruire – sulla base della letteratura esistente e la documentazione degli Archivi storici dell’UE – le politiche di sviluppo elaborate dalla CEE negli anni Ottanta per comprendere se e come il nesso fra democrazia e sviluppo sia entrato nelle strategie di sviluppo della Comunità e, dunque, se esista continuità con la politica di cooperazione allo sviluppo dell’UE degli anni Novanta e più in generale con i nuovi orientamenti dell’economia dello sviluppo dell’epoca.| File | Dimensione | Formato | |
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