Annunciato con grande enfasi dalla stampa italiana ed estera, il ritorno in scena di Anna Magnani avviene, nel 1965, attraverso la maschera tragica della "Lupa" verghiana, nello spettacolo teatrale diretto da Franco Zeffirelli per la ventottesima edizione del “Maggio Musicale Fiorentino”. A partire da questa circostanza, per molti versi eccezionale, il contributo esplora le metamorfosi dell’opera dalla novella all’adattamento teatrale sino all’effettivo approdo in palcoscenico, con particolare attenzione alla figura irregolare e affascinante della “Gnà Pina”, alla quale Anna Magnani offre corpo e voce, arrivando a definirla come il suo personaggio più bello, tra quelli interpretati sia in teatro che al cinema. A supportare l’analisi, anche i documenti conservati presso l’archivio fiorentino di Franco Zeffirelli, che consentono di approfondire il rapporto tra il testo verghiano, assai poco rappresentato, la prospettiva del regista, che cura personalmente le scene, i costumi e le musiche, e il contributo drammaturgico dell’attrice, che costruisce il proprio personaggio in dialogo con la compagnia e con il pubblico. L’esito è un allestimento che media tra le istanze molteplici offerte dalla novella e dal testo teatrale, tra la ricerca minuziosa ed esasperata del “vero” e la lettura dell’opera come un classico universale della letteratura europea.
L'avventura teatrale della "Lupa", tra Verga e Zeffirelli
Katia Trifiro'
2024-01-01
Abstract
Annunciato con grande enfasi dalla stampa italiana ed estera, il ritorno in scena di Anna Magnani avviene, nel 1965, attraverso la maschera tragica della "Lupa" verghiana, nello spettacolo teatrale diretto da Franco Zeffirelli per la ventottesima edizione del “Maggio Musicale Fiorentino”. A partire da questa circostanza, per molti versi eccezionale, il contributo esplora le metamorfosi dell’opera dalla novella all’adattamento teatrale sino all’effettivo approdo in palcoscenico, con particolare attenzione alla figura irregolare e affascinante della “Gnà Pina”, alla quale Anna Magnani offre corpo e voce, arrivando a definirla come il suo personaggio più bello, tra quelli interpretati sia in teatro che al cinema. A supportare l’analisi, anche i documenti conservati presso l’archivio fiorentino di Franco Zeffirelli, che consentono di approfondire il rapporto tra il testo verghiano, assai poco rappresentato, la prospettiva del regista, che cura personalmente le scene, i costumi e le musiche, e il contributo drammaturgico dell’attrice, che costruisce il proprio personaggio in dialogo con la compagnia e con il pubblico. L’esito è un allestimento che media tra le istanze molteplici offerte dalla novella e dal testo teatrale, tra la ricerca minuziosa ed esasperata del “vero” e la lettura dell’opera come un classico universale della letteratura europea.Pubblicazioni consigliate
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