Il contributo presenta alcune riflessioni sui rapporti sussistenti tra la moderna teoria della complessità e i suoi antecedenti teorici nella storia degli studi linguistici. La nozione di complessità, nell’accezione che essa riceve negli ambiti scientifici in cui è emersa, è stata organicamente sviluppata nella prima metà del XX secolo, ma quanti si occupano di scienza dei sistemi complessi hanno da tempo maturato la consapevolezza degli apporti che ad essa possono giungere dalle scienze umane e sociali. La nozione di complessità fa infatti la sua prima comparsa proprio in ambito linguistico, con il pattern humboldtiano della classificazione tipologica delle lingue secondo una scala di complessità associata a tratti linguistici determinati, ma importanti considerazioni teoriche si susseguono lungo tutta la storia del pensiero linguistico. In questa sede, la trattazione circoscrive il focus sul periodo compreso tra la prima metà dell’Ottocento, quando la linguistica inizia a costituirsi come disciplina scientifica autonoma, e la prima metà del Novecento, quando la nozione di complessità comincia a farsi strada nell’ambito della matematica, della fisica, della teoria dell’informazione e delle scienze computazionali. Attraverso un excursus tra gli snodi più significativi della nozione di complessità nelle lingue si darà evidenza di come quanto osservato da scienziati e linguisti sui sistemi complessi (indifferenza, impredicibilità, sensibilità al contesto ecc.) configuri come comuni quegli stessi elementi che a lungo hanno costituito il discrimine fra scienze ‘dure’ e ‘molli’: forse un ulteriore passo verso il superamento di una dicotomia sulla cui validità ci si interroga già da qualche tempo.

Che cosa hanno detto i linguisti sui sistemi complessi?

Elvira Assenza
2024-01-01

Abstract

Il contributo presenta alcune riflessioni sui rapporti sussistenti tra la moderna teoria della complessità e i suoi antecedenti teorici nella storia degli studi linguistici. La nozione di complessità, nell’accezione che essa riceve negli ambiti scientifici in cui è emersa, è stata organicamente sviluppata nella prima metà del XX secolo, ma quanti si occupano di scienza dei sistemi complessi hanno da tempo maturato la consapevolezza degli apporti che ad essa possono giungere dalle scienze umane e sociali. La nozione di complessità fa infatti la sua prima comparsa proprio in ambito linguistico, con il pattern humboldtiano della classificazione tipologica delle lingue secondo una scala di complessità associata a tratti linguistici determinati, ma importanti considerazioni teoriche si susseguono lungo tutta la storia del pensiero linguistico. In questa sede, la trattazione circoscrive il focus sul periodo compreso tra la prima metà dell’Ottocento, quando la linguistica inizia a costituirsi come disciplina scientifica autonoma, e la prima metà del Novecento, quando la nozione di complessità comincia a farsi strada nell’ambito della matematica, della fisica, della teoria dell’informazione e delle scienze computazionali. Attraverso un excursus tra gli snodi più significativi della nozione di complessità nelle lingue si darà evidenza di come quanto osservato da scienziati e linguisti sui sistemi complessi (indifferenza, impredicibilità, sensibilità al contesto ecc.) configuri come comuni quegli stessi elementi che a lungo hanno costituito il discrimine fra scienze ‘dure’ e ‘molli’: forse un ulteriore passo verso il superamento di una dicotomia sulla cui validità ci si interroga già da qualche tempo.
2024
978 88 6473 297 8
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