Quando parliamo di malattie mentali, generalmente, facciamo riferimento a una precisa e ben definita classe di disturbi che trovano unità e senso nelle manifestazioni deliranti. Le esperienze di follia, infatti, sono caratterizzate dal delirio e dalle diverse forme del delirare. Insieme alle allucinazioni, i deliri costituiscono le manifestazioni cognitive e cliniche principali dei disturbi psicotici (i disturbi mentali probabilmente più spaventosi): soprattutto delle forme schizofreniche che rappresentano le psicosi più diffuse. I deliri, le allucinazioni, i disturbi del pensiero e del comportamento sono perciò tipici delle psicosi schizofreniche, ma anche il linguaggio assume un ruolo assolutamente centrale. Intanto, perché è il linguaggio che rende evidenti le esperienze di follia: ovvero i pensieri deliranti, le percezioni allucinatorie, il disturbo formale del pensiero. Inoltre, perché il linguaggio è alla base delle tecniche psicoterapeutiche per la cura dei disturbi mentali: oltre le terapie farmacologiche, queste tecniche insieme alle terapie occupazionali e alle “terapie” espressive (tra cui l’art therapy) sono importanti per disgregare il senso e le logiche delle idee morbose, e per ristabilire nuovi legami relazionali soggettivi e intersoggettivi. Specialmente nelle fasi acute delle manifestazioni schizofreniche, le produzioni linguistiche dei malati, anche quando questi usano una sorta di “gergo” apparentemente incomprensibile, esprimono le loro ossessioni persecutorie e le loro manie di grandezza che riguardano sempre un preciso contesto delirante e allucinatorio. Traendo ispirazione dallo stile comunicativo e divulgativo del sapere scientifico di cui Piero Angela è stato un modello, in questo saggio si cercherà di delineare – con parole chiare e semplici – le caratteristiche salienti del linguaggio psicotico, e di spiegare perché la comprensione degli usi comunicativi ed espressivi della follia può essere veramente importante non solo nella cura ma anche nei processi di inclusione personale, sociale e culturale dei malati.
I linguaggi della follia
Bucca, Antonino
2025-01-01
Abstract
Quando parliamo di malattie mentali, generalmente, facciamo riferimento a una precisa e ben definita classe di disturbi che trovano unità e senso nelle manifestazioni deliranti. Le esperienze di follia, infatti, sono caratterizzate dal delirio e dalle diverse forme del delirare. Insieme alle allucinazioni, i deliri costituiscono le manifestazioni cognitive e cliniche principali dei disturbi psicotici (i disturbi mentali probabilmente più spaventosi): soprattutto delle forme schizofreniche che rappresentano le psicosi più diffuse. I deliri, le allucinazioni, i disturbi del pensiero e del comportamento sono perciò tipici delle psicosi schizofreniche, ma anche il linguaggio assume un ruolo assolutamente centrale. Intanto, perché è il linguaggio che rende evidenti le esperienze di follia: ovvero i pensieri deliranti, le percezioni allucinatorie, il disturbo formale del pensiero. Inoltre, perché il linguaggio è alla base delle tecniche psicoterapeutiche per la cura dei disturbi mentali: oltre le terapie farmacologiche, queste tecniche insieme alle terapie occupazionali e alle “terapie” espressive (tra cui l’art therapy) sono importanti per disgregare il senso e le logiche delle idee morbose, e per ristabilire nuovi legami relazionali soggettivi e intersoggettivi. Specialmente nelle fasi acute delle manifestazioni schizofreniche, le produzioni linguistiche dei malati, anche quando questi usano una sorta di “gergo” apparentemente incomprensibile, esprimono le loro ossessioni persecutorie e le loro manie di grandezza che riguardano sempre un preciso contesto delirante e allucinatorio. Traendo ispirazione dallo stile comunicativo e divulgativo del sapere scientifico di cui Piero Angela è stato un modello, in questo saggio si cercherà di delineare – con parole chiare e semplici – le caratteristiche salienti del linguaggio psicotico, e di spiegare perché la comprensione degli usi comunicativi ed espressivi della follia può essere veramente importante non solo nella cura ma anche nei processi di inclusione personale, sociale e culturale dei malati.Pubblicazioni consigliate
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