La riforma del processo penale coltiva apprezzabili promesse di trasformazione della penalità sostanziale, processuale e penitenziaria. La rilevante modifica della disciplina delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, pur rimanendo tra gli aspetti meno esplorati della c.d. “riforma Cartabia”, funge da battistrada per ridisegnare il sistema penitenziario e la fisionomia del giudice penale di cognizione. Il passaggio copernicano della riforma, però, potrà realmente incidere sulle dinamiche della sanzione penale, non solo attraverso la riduzione della popolazione carceraria, ma anche grazie ad un ripensamento del sistema di prevenzione e (ri)socializzazione, che potenzi le dimensioni anteriore e successiva all’esperienza della pena per ciascun detenuto, in nome del finalismo rieducativo e della certezza/effettività della punizione. Solo in una prospettiva in cui le pene sostitutive superano il ruolo di strumento di lotta alle pene detentive brevi incentrato sulla deterrenza e l’intimidazione speciale e si proiettano verso autentiche finalità di prevenzione speciale mediante risocializzazione (attiva) e neutralizzazione delle fonti del rischio di recidiva, l’idea del carcere come extrema ratio potrà recuperare valore centrale nelle scelte di politica criminale, verso un reale superamento della detenzione muraria.
La pena 'sostituita': verso il superamento della pena muraria?
simona Raffaele
2024-01-01
Abstract
La riforma del processo penale coltiva apprezzabili promesse di trasformazione della penalità sostanziale, processuale e penitenziaria. La rilevante modifica della disciplina delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, pur rimanendo tra gli aspetti meno esplorati della c.d. “riforma Cartabia”, funge da battistrada per ridisegnare il sistema penitenziario e la fisionomia del giudice penale di cognizione. Il passaggio copernicano della riforma, però, potrà realmente incidere sulle dinamiche della sanzione penale, non solo attraverso la riduzione della popolazione carceraria, ma anche grazie ad un ripensamento del sistema di prevenzione e (ri)socializzazione, che potenzi le dimensioni anteriore e successiva all’esperienza della pena per ciascun detenuto, in nome del finalismo rieducativo e della certezza/effettività della punizione. Solo in una prospettiva in cui le pene sostitutive superano il ruolo di strumento di lotta alle pene detentive brevi incentrato sulla deterrenza e l’intimidazione speciale e si proiettano verso autentiche finalità di prevenzione speciale mediante risocializzazione (attiva) e neutralizzazione delle fonti del rischio di recidiva, l’idea del carcere come extrema ratio potrà recuperare valore centrale nelle scelte di politica criminale, verso un reale superamento della detenzione muraria.Pubblicazioni consigliate
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