Uno dei luoghi comuni più radicati riguarda la distribuzione della violenza secondo il genere: agli uomini si attribuisce la forza bruta che ne attesta la virilità, peraltro corrispondente a una loro maggiore presenza nella sfera pubblica. Le donne, più legate a quella domestica, eserciterebbero forme differenti di violenza, come l’infanticidio, oppure, in quanto sesso più fragile, si ritiene che debbano servirsi di strumenti occulti, quali veleno e malefici. Alla luce delle ricerche condotte negli ultimi decenni, questa ripartizione è messa in crisi almeno parzialmente, e tuttavia essa permane nella percezione, della quale pure bisogna tener conto. Il tema della violenza delle donne nel medioevo, insomma, non si può che declinare così, fra effettività e percezione, fra realtà documentaria e narrazione letteraria. Emergono, in quest’ottica, cinque categorie delle quali parlare, con una presentazione per esigenze di spazio priva di esaustività: l’infanticidio, l’avvelenamento e la stregoneria (quest’ultima quasi una summa delle due precedenti), avvertite come tipicamente femminili, poi il crimine comune e la violenza guerriera, percepite invece come ben poco femminili, e tuttavia attestate, o quantomeno discusse.
Storie di violenze femminili nel medioevo
Marina Montesano
2025-01-01
Abstract
Uno dei luoghi comuni più radicati riguarda la distribuzione della violenza secondo il genere: agli uomini si attribuisce la forza bruta che ne attesta la virilità, peraltro corrispondente a una loro maggiore presenza nella sfera pubblica. Le donne, più legate a quella domestica, eserciterebbero forme differenti di violenza, come l’infanticidio, oppure, in quanto sesso più fragile, si ritiene che debbano servirsi di strumenti occulti, quali veleno e malefici. Alla luce delle ricerche condotte negli ultimi decenni, questa ripartizione è messa in crisi almeno parzialmente, e tuttavia essa permane nella percezione, della quale pure bisogna tener conto. Il tema della violenza delle donne nel medioevo, insomma, non si può che declinare così, fra effettività e percezione, fra realtà documentaria e narrazione letteraria. Emergono, in quest’ottica, cinque categorie delle quali parlare, con una presentazione per esigenze di spazio priva di esaustività: l’infanticidio, l’avvelenamento e la stregoneria (quest’ultima quasi una summa delle due precedenti), avvertite come tipicamente femminili, poi il crimine comune e la violenza guerriera, percepite invece come ben poco femminili, e tuttavia attestate, o quantomeno discusse.Pubblicazioni consigliate
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