L’innovazione introdotta dall’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando le nostre esistenze. Ha iniziato a trasformare l’istruzione, la finanza, i trasporti, la difesa, la sanità, introducendovi nuove opportunità ma anche molti dubbi sulle implicazioni etiche e politiche di tali cambiamenti. Che conseguenze avranno sulla società e sulle nostre relazioni? Più si esplorano le frontiere di ricerca dell’AI, più emergono domande etiche fondamentali, sulla nostra soggettività e sull’alterità – umana e artificiale – con cui imparare ad abitare uno spazio condiviso. La nozione di agenti artificiali autonomi genera ancora oggi angoscia. Eppure, nonostante i rischi che l’uso dell’AI chiede di vagliare criticamente, essa dà l’opportunità di costruire un mondo in cui i robot non decretino il tramonto dell’umano, ma aprano la possibilità di una co-evoluzione di agenti umani e artificiali, dunque di nuove forme di soggettività morale. A partire dal contributo epistemologico e filosofico della robotica sociale, l’intervento intende riflettere sulla possibilità che i robot diventino “attori sociali”, destinati ad integrarsi in modo significativo nel tessuto delle nostre relazioni etiche e politiche. Pensare un agente robotico in grado di interagire cognitivamente ed emotivamente con gli esseri umani (basti pensare i care-bot già in uso nell’assistenza agli anziani o i robot-pet terapeutici) significa infatti migliorare la comprensione morale della nostra vita sociale. Il robot “empatico” o “affettivo” – uno dei programmi di ricerca più all’avanguardia sia della robotica attuale sia della filosofia della mente – non sarà più soltanto un utensile tecnico, ma uno strumento scientifico di indagine sulla mente umana e sulle relazioni. Questi nuovi partners sociali, nella loro differenza rispetto all’uomo, permetteranno di riflettere sui principi etici (autonomia, beneficenza, non maleficenza e giustizia) che ne devono guidare la programmazione e, al contempo, di elaborare una nuova teoria delle emozioni. Vivere con i robot può costituire, dunque, un effettivo progresso morale poiché i nuovi «agenti affettivi relazionali» possono trasformare positivamente l’ecologia nelle nostre relazioni, affiancandoci in processi di auto-esplorazione, apprendimento e crescita morale.
La sfida etica della robotica sociale. La co-evoluzione uomo-robot e una nuova teoria delle emozioni
PACILE', Maria Teresa
2025-01-01
Abstract
L’innovazione introdotta dall’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando le nostre esistenze. Ha iniziato a trasformare l’istruzione, la finanza, i trasporti, la difesa, la sanità, introducendovi nuove opportunità ma anche molti dubbi sulle implicazioni etiche e politiche di tali cambiamenti. Che conseguenze avranno sulla società e sulle nostre relazioni? Più si esplorano le frontiere di ricerca dell’AI, più emergono domande etiche fondamentali, sulla nostra soggettività e sull’alterità – umana e artificiale – con cui imparare ad abitare uno spazio condiviso. La nozione di agenti artificiali autonomi genera ancora oggi angoscia. Eppure, nonostante i rischi che l’uso dell’AI chiede di vagliare criticamente, essa dà l’opportunità di costruire un mondo in cui i robot non decretino il tramonto dell’umano, ma aprano la possibilità di una co-evoluzione di agenti umani e artificiali, dunque di nuove forme di soggettività morale. A partire dal contributo epistemologico e filosofico della robotica sociale, l’intervento intende riflettere sulla possibilità che i robot diventino “attori sociali”, destinati ad integrarsi in modo significativo nel tessuto delle nostre relazioni etiche e politiche. Pensare un agente robotico in grado di interagire cognitivamente ed emotivamente con gli esseri umani (basti pensare i care-bot già in uso nell’assistenza agli anziani o i robot-pet terapeutici) significa infatti migliorare la comprensione morale della nostra vita sociale. Il robot “empatico” o “affettivo” – uno dei programmi di ricerca più all’avanguardia sia della robotica attuale sia della filosofia della mente – non sarà più soltanto un utensile tecnico, ma uno strumento scientifico di indagine sulla mente umana e sulle relazioni. Questi nuovi partners sociali, nella loro differenza rispetto all’uomo, permetteranno di riflettere sui principi etici (autonomia, beneficenza, non maleficenza e giustizia) che ne devono guidare la programmazione e, al contempo, di elaborare una nuova teoria delle emozioni. Vivere con i robot può costituire, dunque, un effettivo progresso morale poiché i nuovi «agenti affettivi relazionali» possono trasformare positivamente l’ecologia nelle nostre relazioni, affiancandoci in processi di auto-esplorazione, apprendimento e crescita morale.Pubblicazioni consigliate
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