L’articolo analizza la devozione a Santa Rosalia da parte dei tamil srilankesi di Palermo, collocandola nel contesto storico-politico ed economico della città e nella rete transnazionale della diaspora tamil. Santa Rosalia rappresenta un ponte per ricostruire e reinventare esperienze familiari del sacro nel contesto di arrivo, rispondendo a nuovi bisogni, ansie e desideri. Attraverso l’adozione del culto della santa locale, i tamil srilankesi - sia induisti che cristiani - interagiscono nello spazio sociale palermitano, venendo riconosciuti come attori sociali, riducendo il senso di alterità e conquistando un accesso privilegiato al mercato del lavoro domestico. La nuova santa consente ai tamil di ristabilire un’intimità sacra con le proprie divinità familiari: grazie alla cittadinanza devozionale, i rifugiati riescono a superare i pregiudizi della popolazione locale e a mantenere spazi rituali autonomi, seppur precari. Attraverso l’analisi di un episodio festivo, il testo esplora le complesse dinamiche di (in)visibilità pubblica, riconoscimento e rimozione dei devoti migranti, e le interazioni con i locali nello spazio-tempo rituale. Il processo di accettazione e rifiuto, prossimità e alterità nella cittadinanza devozionale tamil a Palermo passa attraverso i corpi dei devoti e i loro sacrifici rituali: i corpi, in quanto elementi rituali, costituiscono la barriera porosa e incarnano la dialettica tra “noi” e “loro” nella cittadinanza devozionale.

L’equivoco della festa. Sovrapposizioni e tattiche rituali nella devozione tamil a Santa Rosalia

Eugenio Giorgianni
2025-01-01

Abstract

L’articolo analizza la devozione a Santa Rosalia da parte dei tamil srilankesi di Palermo, collocandola nel contesto storico-politico ed economico della città e nella rete transnazionale della diaspora tamil. Santa Rosalia rappresenta un ponte per ricostruire e reinventare esperienze familiari del sacro nel contesto di arrivo, rispondendo a nuovi bisogni, ansie e desideri. Attraverso l’adozione del culto della santa locale, i tamil srilankesi - sia induisti che cristiani - interagiscono nello spazio sociale palermitano, venendo riconosciuti come attori sociali, riducendo il senso di alterità e conquistando un accesso privilegiato al mercato del lavoro domestico. La nuova santa consente ai tamil di ristabilire un’intimità sacra con le proprie divinità familiari: grazie alla cittadinanza devozionale, i rifugiati riescono a superare i pregiudizi della popolazione locale e a mantenere spazi rituali autonomi, seppur precari. Attraverso l’analisi di un episodio festivo, il testo esplora le complesse dinamiche di (in)visibilità pubblica, riconoscimento e rimozione dei devoti migranti, e le interazioni con i locali nello spazio-tempo rituale. Il processo di accettazione e rifiuto, prossimità e alterità nella cittadinanza devozionale tamil a Palermo passa attraverso i corpi dei devoti e i loro sacrifici rituali: i corpi, in quanto elementi rituali, costituiscono la barriera porosa e incarnano la dialettica tra “noi” e “loro” nella cittadinanza devozionale.
2025
978-88-8234-252-4
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