Questo contributo ha lo scopo di vagliare i limiti e le condizioni di possibilità del cosmopolitismo kantiano, avvalendosi delle indicazioni di Derrida, che ha dato un importante contributo per ripensare la cosmopolitica nell’età globale. È necessario riattivare l’eredità del cosmopolitismo kantiano, perché la mondializzazione impone un radicale ripensamento del diritto internazionale, ma, allo stesso tempo, bisogna anche andare al di là di essa, perché è insufficiente. È necessario tendere a quel “regno di diritto” in cui spera il chiliasmo filosofico di Kant, presentato come il fine occulto della natura e un’idea regolativa della ragione, possibile da realizzare per approssimazioni, e allo stesso tempo andare oltre di esso in nome di una giustizia incondizionata, che Derrida riassume nella formula “messianico senza messianismo”, in quanto esperienza universalizzabile di un evento che nessuna teleologia e nessun idealismo può anticipare. È necessario tendere all’unificazione del mondo kantiana, basata sulla cittadinanza cosmopolitica e sul diritto di tutti gli uomini a muoversi liberamente sulla sfera terrestre, e allo stesso tempo smascherarne sia la componente di “fraternizzazione”, presupposto della nozione cristiana di “cittadino del mondo”, sia l’illusione dell’esistenza di un unico mondo comune, in nome delle differenze singolari oscurate dal concetto generale di “umanità”. È necessario tendere al diritto di visita prescritto da Kant come fondamento di un’ospitalità universale, ma, allo stesso tempo, radicalizzarlo in quello di un’ospitalità incondizionata che, pur restando incommensurabile rispetto alle leggi, deve ispirarle in vista di una sempre più ampia accoglienza. È necessario tendere all’universalismo della repubblica federale mondiale di Kant, ma, allo stesso tempo, tentare di spingersi ancora oltre di essa, oltre la logica della sovranità degli Stati-nazione, cui resta legata la cittadinanza, in nome di una democrazia a-venire, di una Nuova Internazionale, che, al di là dei confini statali, coinvolga le singole esistenze. Compiere questo passo al di là non significa tendere ad un’ideale di perfezione possibile, come suggerisce il concetto kantiano di “approssimazione”, quanto piuttosto “negoziare” in ogni situazione in nome dell’impossibile, che resta di per sé impresentabile.

Messianismi e cosmopolitica: Derrida oltre Kant

SURACE V
2017-01-01

Abstract

Questo contributo ha lo scopo di vagliare i limiti e le condizioni di possibilità del cosmopolitismo kantiano, avvalendosi delle indicazioni di Derrida, che ha dato un importante contributo per ripensare la cosmopolitica nell’età globale. È necessario riattivare l’eredità del cosmopolitismo kantiano, perché la mondializzazione impone un radicale ripensamento del diritto internazionale, ma, allo stesso tempo, bisogna anche andare al di là di essa, perché è insufficiente. È necessario tendere a quel “regno di diritto” in cui spera il chiliasmo filosofico di Kant, presentato come il fine occulto della natura e un’idea regolativa della ragione, possibile da realizzare per approssimazioni, e allo stesso tempo andare oltre di esso in nome di una giustizia incondizionata, che Derrida riassume nella formula “messianico senza messianismo”, in quanto esperienza universalizzabile di un evento che nessuna teleologia e nessun idealismo può anticipare. È necessario tendere all’unificazione del mondo kantiana, basata sulla cittadinanza cosmopolitica e sul diritto di tutti gli uomini a muoversi liberamente sulla sfera terrestre, e allo stesso tempo smascherarne sia la componente di “fraternizzazione”, presupposto della nozione cristiana di “cittadino del mondo”, sia l’illusione dell’esistenza di un unico mondo comune, in nome delle differenze singolari oscurate dal concetto generale di “umanità”. È necessario tendere al diritto di visita prescritto da Kant come fondamento di un’ospitalità universale, ma, allo stesso tempo, radicalizzarlo in quello di un’ospitalità incondizionata che, pur restando incommensurabile rispetto alle leggi, deve ispirarle in vista di una sempre più ampia accoglienza. È necessario tendere all’universalismo della repubblica federale mondiale di Kant, ma, allo stesso tempo, tentare di spingersi ancora oltre di essa, oltre la logica della sovranità degli Stati-nazione, cui resta legata la cittadinanza, in nome di una democrazia a-venire, di una Nuova Internazionale, che, al di là dei confini statali, coinvolga le singole esistenze. Compiere questo passo al di là non significa tendere ad un’ideale di perfezione possibile, come suggerisce il concetto kantiano di “approssimazione”, quanto piuttosto “negoziare” in ogni situazione in nome dell’impossibile, che resta di per sé impresentabile.
2017
9788857545172
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