Il libretto d’opera è da alcuni anni oggetto di studio per i musicologi e gli storici del teatro, mentre sembra complessivamente trascurato dagli storici della lingua, con le note eccezioni di Folena e Goldin prima, di Serianni, Telve e Bonomi più recentemente. In particolare, mancano studi linguistici sul primo romanticismo operistico italiano (Rossini, Bellini, Donizetti...), ovvero sul cruciale momento di transizione dalla librettistica settecentesca seria e buffa (Metastasio e Da Ponte, più volte indagati) a quella compiutamente romantica (Verdi, i cui libretti sono stati anche di recente sviscerati nella facies stilistico-grammaticale). Il presente volume è dedicato ai 41 libretti scritti per Rossini tra il 1809 e il 1846, dei quali si analizza, tra l’altro, la tipologia testuale, i debiti nei confronti del teatro metastasiano, goldoniano e alfieriano, il forte condizionamento esercitato sui libretti verdiani, i principali caratteri fonomorfologici, sintattici, pragmatici e lessicali, le tecniche e gli snodi drammaturgici più significativi (dal ricorso alla formularità e alla parodia alla metateatralità e al metalinguaggio, dalla bipolarità tra lingua aulica dell’opera seria ed espressionismo linguistico dell’opera buffa ai giochi verbali di quest’ultima ecc.). Ne emerge un quadro, finora quasi sconosciuto ai non addetti ai lavori e ai non contagiati dal «morbo» rossiniano, in cui, come recita il titolo (tratto dalla Cenerentola), le singole personalità dei librettisti cedono il primato alla cogenza del genere letterario nel suo insieme, con i suoi saldi vincoli linguistici, stilistici ed espressivi dettati dai temi trattati e dal registro, serio o buffo, di volta in volta adottato.
«Quel ch'è padre... non è padre». Lingua e stile dei libretti rossiniani
ROSSI, Fabio
2005-01-01
Abstract
Il libretto d’opera è da alcuni anni oggetto di studio per i musicologi e gli storici del teatro, mentre sembra complessivamente trascurato dagli storici della lingua, con le note eccezioni di Folena e Goldin prima, di Serianni, Telve e Bonomi più recentemente. In particolare, mancano studi linguistici sul primo romanticismo operistico italiano (Rossini, Bellini, Donizetti...), ovvero sul cruciale momento di transizione dalla librettistica settecentesca seria e buffa (Metastasio e Da Ponte, più volte indagati) a quella compiutamente romantica (Verdi, i cui libretti sono stati anche di recente sviscerati nella facies stilistico-grammaticale). Il presente volume è dedicato ai 41 libretti scritti per Rossini tra il 1809 e il 1846, dei quali si analizza, tra l’altro, la tipologia testuale, i debiti nei confronti del teatro metastasiano, goldoniano e alfieriano, il forte condizionamento esercitato sui libretti verdiani, i principali caratteri fonomorfologici, sintattici, pragmatici e lessicali, le tecniche e gli snodi drammaturgici più significativi (dal ricorso alla formularità e alla parodia alla metateatralità e al metalinguaggio, dalla bipolarità tra lingua aulica dell’opera seria ed espressionismo linguistico dell’opera buffa ai giochi verbali di quest’ultima ecc.). Ne emerge un quadro, finora quasi sconosciuto ai non addetti ai lavori e ai non contagiati dal «morbo» rossiniano, in cui, come recita il titolo (tratto dalla Cenerentola), le singole personalità dei librettisti cedono il primato alla cogenza del genere letterario nel suo insieme, con i suoi saldi vincoli linguistici, stilistici ed espressivi dettati dai temi trattati e dal registro, serio o buffo, di volta in volta adottato.Pubblicazioni consigliate
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