Il volume, dopo un'analisi comparata del riformismo settecentesco in materia di codificazione del processo civile - prioritaria rispetto a quella del diritto sostanziale - entra nel vivo della vicenda siciliana e delle sue complicate e confuse istituzioni giudiziarie prima dell'esperienza costituzionale del 1812. Una stagione contraddittoria nel corso della quale la Carta votata dal Parlamento di antico regime e sanzionata dal sovrano, pur ispirata al modello inglese, subiva le suggestioni di istituti e principi d'oltralpe. Tra questi, il ripetuto rinvio a codici "alla francese". In tale contesto, al causidico Salesio Emmanuele si affidava l'incarico di scrivere un codice di procedura civile, di cui il libro propone, in appendice, la pubblicazione integrale, preceduta da tre testi settecenteschi (una Prattica del rito del Regno di Sicilia del 1776, il Saggio sopra la legislazione di Sicilia di Francesco Paolo di Blasi del 1790 e una Consulta della Giunta dei presidenti e consultore del 1727). Se questi ultimi sono una testimonianza delle diffuse istanze di riforma avanzate nell'isola per razionalizzare le istituzioni giudiziarie e le complesse procedure, il progetto del Salesio diventa termine di paragone per misurare la maturità di una cultura giuridica siciliana che, nel passaggio alla codificazione moderna, esprimeva forti ancoraggi alla tradizione del Rito alfonsino. Nonostante ciò, il progetto presenta elementi di novità significativi, il tutto alla luce di un'idea di procedura civile concepita sia come regola di garanzia e di sicurezza che come strumento a tutela dell'effettivo esercizio dei nuovi diritti che la Carta palermitana del 1812 riconosceva ai "cittadini siciliani".
Istituzioni giudiziarie e amministrazione della giustizia nella Sicilia borbonica
COCCHIARA, Maria Antonel.
2003-01-01
Abstract
Il volume, dopo un'analisi comparata del riformismo settecentesco in materia di codificazione del processo civile - prioritaria rispetto a quella del diritto sostanziale - entra nel vivo della vicenda siciliana e delle sue complicate e confuse istituzioni giudiziarie prima dell'esperienza costituzionale del 1812. Una stagione contraddittoria nel corso della quale la Carta votata dal Parlamento di antico regime e sanzionata dal sovrano, pur ispirata al modello inglese, subiva le suggestioni di istituti e principi d'oltralpe. Tra questi, il ripetuto rinvio a codici "alla francese". In tale contesto, al causidico Salesio Emmanuele si affidava l'incarico di scrivere un codice di procedura civile, di cui il libro propone, in appendice, la pubblicazione integrale, preceduta da tre testi settecenteschi (una Prattica del rito del Regno di Sicilia del 1776, il Saggio sopra la legislazione di Sicilia di Francesco Paolo di Blasi del 1790 e una Consulta della Giunta dei presidenti e consultore del 1727). Se questi ultimi sono una testimonianza delle diffuse istanze di riforma avanzate nell'isola per razionalizzare le istituzioni giudiziarie e le complesse procedure, il progetto del Salesio diventa termine di paragone per misurare la maturità di una cultura giuridica siciliana che, nel passaggio alla codificazione moderna, esprimeva forti ancoraggi alla tradizione del Rito alfonsino. Nonostante ciò, il progetto presenta elementi di novità significativi, il tutto alla luce di un'idea di procedura civile concepita sia come regola di garanzia e di sicurezza che come strumento a tutela dell'effettivo esercizio dei nuovi diritti che la Carta palermitana del 1812 riconosceva ai "cittadini siciliani".Pubblicazioni consigliate
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