Il libro offre una traduzione italiana e un commento retorico ed estetico del celebre saggio Sul sublime (Perì hypsous) ha avuto il singolare destino di essere scritto in epoca antica ma di essere letto in epoca moderna. Di questo straordinario testo (un tempo attribuito a Cassio Longino, con tutta probabilità invece riconducibile a un autore anonimo vissuto nel I sec. d. C.) non ci è infatti giunta dall’antichità testimonianzadiretta. La sua enorme fortuna (paragonabile solo a quella della Poetica di Aristotele e dell’Arte Poetica di Orazio) è tutta moderna. E comincia quando, dopo l’editio princeps di Robortello (1554), Boileau lo traduce in francese (1674) e addita Longino come il teorico esemplare di un classicismo fondato sul culto degli auctores. Ma Longino – il primo critico letterario, nel senso moderno del termine, della cultura occidentale – è anche il fautore dei movimenti irrazionali ed emotivi dell’arte. Come tale viene recepito dalla cultura del Settecento inglese che prelude al Romanticismo. Da questo momento la fortuna del saggio longiniano corre parallela all’affermazione del sublime come categoria estetica generale, alimentando senza soluzioni di continuità intere generazioni di pensatori, scrittori, artisti. Se Kant, illuministicamente, vede nel sublime una confortante conferma delle illimitate possibilità della ragione, Burke vi scorge il luogo del depotenziamento e della perdita dell’io, e promuove così l’interpretazione romantica e decadente, che per diversa via (da Schopenhauer a Nietzsche, da Freud a Benjamin) sottolinea gli aspetti sommersi e ultrasoggettivi dell’esperienza sublime. Così Longino continua a insistere potentemente sul dibattito contemporaneo, offrendo un potente sussidio concettuale alla disorientata spiritualità degli inizi del terzo millennio.

Il Sublime di Pseudo Longino

LOMBARDO, Giovanni
2007-01-01

Abstract

Il libro offre una traduzione italiana e un commento retorico ed estetico del celebre saggio Sul sublime (Perì hypsous) ha avuto il singolare destino di essere scritto in epoca antica ma di essere letto in epoca moderna. Di questo straordinario testo (un tempo attribuito a Cassio Longino, con tutta probabilità invece riconducibile a un autore anonimo vissuto nel I sec. d. C.) non ci è infatti giunta dall’antichità testimonianzadiretta. La sua enorme fortuna (paragonabile solo a quella della Poetica di Aristotele e dell’Arte Poetica di Orazio) è tutta moderna. E comincia quando, dopo l’editio princeps di Robortello (1554), Boileau lo traduce in francese (1674) e addita Longino come il teorico esemplare di un classicismo fondato sul culto degli auctores. Ma Longino – il primo critico letterario, nel senso moderno del termine, della cultura occidentale – è anche il fautore dei movimenti irrazionali ed emotivi dell’arte. Come tale viene recepito dalla cultura del Settecento inglese che prelude al Romanticismo. Da questo momento la fortuna del saggio longiniano corre parallela all’affermazione del sublime come categoria estetica generale, alimentando senza soluzioni di continuità intere generazioni di pensatori, scrittori, artisti. Se Kant, illuministicamente, vede nel sublime una confortante conferma delle illimitate possibilità della ragione, Burke vi scorge il luogo del depotenziamento e della perdita dell’io, e promuove così l’interpretazione romantica e decadente, che per diversa via (da Schopenhauer a Nietzsche, da Freud a Benjamin) sottolinea gli aspetti sommersi e ultrasoggettivi dell’esperienza sublime. Così Longino continua a insistere potentemente sul dibattito contemporaneo, offrendo un potente sussidio concettuale alla disorientata spiritualità degli inizi del terzo millennio.
2007
Aesthetica
9788877260741
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